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7 febbraio

1891
La stella della Distilleria

L'ottava edizione della British Home Championship prende le mosse da Belfast: Irlanda e Galles si disputano teoricamente il cucchiaio di legno. La modestia dei pedatori s'indovina dalle squadre in cui militano: gli irlandesi sono tutti o quasi del Linfield FC; i gallesi più distribuiti, con prevalenza di quelli prestati alla causa dal Chirk FC. Pronostico favorevole agli ospiti, e infatti vince l'Irlanda: 7-2. Sugli scudi e con un pallone da portare a casa Olphert Stanfield, stella del Distillery FC.
Tabellino


1942
Titoli di coda al Centenario

Il Campeonato sudamericano è agli sgoccioli: manca una partita, ed è praticamente la finale. Uruguay e Argentina sono in testa a pari punti. L'Albiceleste fa paura, ma è difficile che la Celeste si faccia intimorire. C'è già Obdulio, lì in mezzo è complicato passare. Basta un gol, e lo segna l'ala sinistra, Bibiano Zapirain (foto). Titoli di coda, Uruguay campione. Zapirain giocava nel Nacional, l'eco delle sue gesta arrivò in Italia, e dopo la guerra fece capolino nell'Inter.
Tabellino (sub data)



1965
Se Altafini gioca per l'Inter

San Siro è in festa per il figliol prodigo. E' tornato José! Il "coniglio" aveva finalmente dimenticato le offese. Non poteva scegliere un momento migliore per rientrare all'ovile: il Milan domina il campionato, l'Inter arranca a sette punti di distanza. Rientra in un match ritenuto d'ordinaria amministrazione, in casa e contro il modesto Lanerossi Vicenza. Riceve omaggi floreali dal parterre (foto). Morale? Disastro. Il Milan perde la partita e inizia a smarrire se stesso. "Altafini il salvatore dell'Inter", titolerà "Il Calcio illustrato".


2007
Invencible armada

La Roja destinata a dominare il mondo per almeno cinque anni nasce nel Teatro dei Sogni, in una fredda serata d'inverno. Il ciclo era iniziato male, con due pesanti sconfitte nel girone di qualificazione dell'europeo. A Manchester la musica cambia. Iniesta è ancora un imberbe o quasi, ma la sua danza col pallone è già arte matura. E' proprio lui a schiodare il match e a decretare l'ennesimo stato di crisi per l'XI albionico. Da quella sera in poi, la Spagna è stata, per tanti anni, praticamente imbattibile.
Tabellino | Highlights | Commento (The Guardian)

9 gennaio

1938
La classe non evapora

Il Bari, in gita a Milano, visita come da programma l'Arena Civica. C'è una comitiva ad aspettarli, e il capo - Peppino Meazza - è di pessimo umore. Non ha proprio voglia di scherzare, e lascia per souvenir ad Alferio Cubi (portiere degli ospiti, nella foto) nientemeno che cinque palloni. Questa la descrizione del suo quarto cadeau su La Stampa: "Notevole l'ottava rete dell'Ambrosiana, segnata con un'azione vecchio stampo: fuga da metà campo e poderoso, imparabile tiro da venti metri". La classe non evapora con gli anni, e questa sarà l'ultima grande stagione del Pep: scudetto e coppa del mondo.


1972
Luisito non si emoziona mai

"Non mi ricordo che l'Inter in casa abbia preso quattro gol", dice Fraizzoli ai cronisti nel dopopartita. Boh, bisognerebbe compulsare gli almanacchi, probabile non abbia torto. Vero però che ne ha fatti altrettanti, e Bonimba s'è portato a casa il pallone (ma due li ha messi dal dischetto). Morale: Inter-Samp quattro a quattro, spettacolo a San Siro. Ma ci sono cose che bruciano. I nerazzurri hanno preso due gol negli ultimi minuti, intanto. Farsi fregare da Heriberto (sulla panca doriana) è insopportabile, inoltre. Ma soprattutto - soprattutto! - brucia questo, che per il secondo anno di fila, tornato nel suo stadio, con freddezza da grande professionista, il penalty decisivo lo trasforma lui, Luisito, sì proprio lui, Luisito. Luisito Suarez non si emoziona mai.
Tabellino | Highlights | Radiocronaca


1972
La papera di Gedeone

E' vero, diranno i pignoli, quel soprannome glielo diedero a Napoli, dove andò alla fine di quella stagione. Della sua annata (pure conclusa con lo scudetto in saccoccia) alla Juventus, tutti si ricordano però l'incidente di Cagliari. E' il novantesimo di una partita molto tirata, il punteggio è in equilibrio (uno a uno). "Una rimessa laterale a metà campo: Poletti appoggia breve a Domenghini. Testa bassa, piede poco persuaso, il «messicano» Domingo, anche lui rassegnatissimo dopo novanta minuti di battaglia orgogliosa e per lunghi tratti ubriacante (domandare, per conferma, ai vari bianconeri che hanno dovuto contrastarlo in azione), effettua un lunghissimo spiovente verso l'area di rigore juventina. Il pallone vola per una quarantina di metri, carambola dall'alto al basso. Carmignani esce tranquillo ad attenderlo, infatti il pallone rimbalza a terra, si avvia placido verso le mani del portiere bianconero. Carmignani è sicuro di se, ha parato finora nientemeno che quattro palloni-gol fulminatigli contro dal sinistro di Riva. Accoglie la palla, ormai spenta, che però gli sfugge, gli cade alle spalle e di sbieco, due sardi che hanno seguito l'azione per puro senso professionale si avventano come falchi. Sono Brugnera e Gori. Un tocco. E' di Gori, il migliore in campo. Fa due a uno. E Carmignani si stringe le tempie tra i guanti, i bianconeri si guardano smarriti, stupefatti. L'arbitro fischia la fine" (Giovanni Arpino). E va bene. Capita. A tutti i portieri è capitato, almeno una volta. Anche più di una volta. Lui ha l'aria di uno che, quasi quasi, appende le scarpe al chiodo. "Ho incassato un gol così assurdo che non riesco a darmi pace. Sono un tipo sensibile e mi sento distrutto moralmente. Non è il giocatore che parla, è l'uomo. In questo momento non posso dire cosa farò. Domani, a mente serena, parlerò con i dirigenti e ad essi esporrò il mio pensiero. Temo che la sfortuna possa perseguitarmi ancora. Un errore cosi non ha giustificazioni. Forse chiederò di essere sostituito, di riposare, di trascorrere qualche tempo lontano da Torino. In questo momento ho la testa vuota, non sono in grado di connettere. Lasciatemi tempo per pensare. Domani prenderò una decisione". Pover'uomo. Telefona alla moglie, singhiozzando: "Smetto di giocare". Suvvia, è solo un pallone che rotola, e qualche volta i suoi rimbalzi sono davvero molto strani. 
Tabellino | Highlights
Virgolettati da 'La Stampa' del 10 e 11 gennaio 1972




1974
Alzeremo anche questa coppa

Senta, cosa ci fa il Golden con la maglia numero nove?
Ah, ho capito, manca Bigon.
E il biondone chi è?
Schnellinger? Ah, gioca ancora.
Scusi, e il numero quattordici degli olandesi?
Ah ho capito, non c'è. Peccato, ero venuto soprattutto per vedere lui, ne sento dire un gran bene.
Senta, già che ci siamo: Hamrin è in panchina? infortunato? escluso per scelta tecnica?
Ah ho capito, ha smesso di giocare da qualche anno.
Anche il Ragno Nero?
Senta, se non ricordo male l'ultima volta che abbiamo incrociato costoro è finita otto a uno per noi, sette pere di Pierino.
Come? Quattro a uno? Sicuro? A proposito, non lo vedo in campo.
Ah ho capito, è passato alla Roma. Vai a sapere perché.
Come dice? Ah ho capito, il suo posto l'ha preso Cavallo Pazzo, il biliardista.
Senta, per che coppa si gioca?, non ho ben capito, enon dev'essere così importante, qui ci sono quattro gatti, comincio ad avere qualche sospetto.
Ah, ho capito, è addirittura una supercoppa. Nientemeno!
Senta, com'è che quelli in maglia rossonera non toccano palla?
"Vedrà vedrà, al primo contropiede gli facciamo passare la voglia di correre in lungo e in largo. Ecco, vede? Come si chiama il brocco che è scivolato? Blankenburg? Visto? Lancio lungo del portiere, buco del loro difensore, gol. Matematico".
Vero. Beh, quanto manca alla fine? Un quarto d'ora?
Bene, alzeremo anche questa coppa, poi mi spiega bene che coppa è.
Come? Ah ho capito, c'è ancora la partita di ritorno. In Olanda. Ad Amsterdam.
Tra una settimana.
Certo, la vedo brutta per noi.
"Ma su, un pizzico di ottimismo!"


2007
He missed a penalty!

In compenso, con quattro reti, Júlio Baptista (nella foto) timbra una delle più significative razzie compiute dall'Arsenal ad Anfield Road. Sono i quarti di finale della Curling Cup (già League Cup). Da tempo immemorabile il Liverpool non subiva sei reti fra le mura di casa; e così, "at the final whistle ... Anfield was in shock. Outfought, out-thought and, ultimately, outclassed" (Daniel Taylor, The Guardian).

22 agosto

1972
El Loco 

Si spegne, a Montevideo, Alfredo Ángel Romano, "el Loco". Fuoriclasse del Nacional e della Celeste per tre lustri, giocava in tutte e cinque le posizioni dell'attacco. Un delantero assolutamente imprevedibile. "Dicen quienes le vieron jugar que era capaz de driblear a todos los contrarios y esperar que se acomodaran para volver a empezar". Non c'era già più al mondiale del 1930 né alle Olimpiadi di Amsterdam, due anni prima. Ma fece in tempo a vincere (da protagonista assoluto) diversi campionati del Sudamerica e l'oro a Parigi, nel 1924. In quell'epoca, nelle case e nelle strade di Montevideo nascevano parecchi campioni che diventeranno molto presto leggendari.

2007
Il panzer sfortunato

Prometteva bene, Christian Pander: terzino sinistro, mancino potente, un difensore votato all'attacco. Quel che si dice un panzer. Giocava nello Schalke 04, quando esordì nella Deutsche Fussballnationalmannschaft. Nientemeno che a Wembley, un test-match estivo, ma di prestigio. Ci si domandava, allora come ora: perché gli inglesi si ostinano a voler giocare contro i tedeschi? Non hanno quasi nessuna possibilità di vincere. Infatti non vincono, anche se Lampard li illude dopo nemmeno dieci minuti. Non è ancora finito il primo tempo, che i teudisci hanno già rimontato e fissato il risultato finale. Bellissimo tiro, quello di Pander, da fuori area, di sinistro, imprendibile, il gol del due a uno (foto). Sembra l'inizio di una carriera molto, molto promettente. Ripetuti guai fisici, e poche partite, la rendono poi del tutto normale, se non mediocre. Esistono giocatori contro i quali, invidiosa della loro fortuna, si accanisce la sfortuna. Oggi, dopo tante stagioni nell'ombra, è libero. Libero di appendere le scarpe al chiodo.