Il giramondo
Nasce, a Budapest, Béla Guttmann. Ha giocato soprattutto in America ma ha allenato quasi tutte le squadre del mondo. Quarant'anni in panchina: a Vienna, in Olanda, nella sua Ungheria, in Romania, a Padova e a Trieste, in Argentina, in Israele, in Brasile, in Uruguay, in Svizzera, in Grecia, in Portogallo. Suo massimo capolavoro è stato il Benfica, con il quale ha messo fine al regno madridista in Europa. E' considerato tra i padri di tutti i padri del calcio moderno.
1935
Vince (quasi) sempre l'Uruguay
Ultima partita di un torneo a quattro (campionato del Sudamerica, sì, ma senza il Brasile), si gioca tutto in Perù. Naturalmente, la sfida è tra Argentina e Uruguay, e favorita è l'Argentina, che ha liquidato facilmente peruviani e cileni (doppio 4-1). Dall'altra parte, tuttavia, sono ancora in grande spolvero alcuni di quelli che avevano trionfato al Centenario nel 1930 e ad Amsterdam nel 1928: fra tutti, Héctor Castro (nella foto) e José Nasazzi. Con tre gol incassati già nel primo tempo, l'albiceleste è stordita e annientata.
1943
Morte di un dottore goleador
Si suicida a Milano il dottor Francesco Bontadini, capitano medico di complemento, due volte decorato al Valor militare nella grande guerra. E' stato il primo importante giocatore passato dal Milan all'Inter, e accadde nel corso del 1911. In nerazzurro milita per dieci anni, prima e dopo la guerra, segna molto, smette solo quando finalmente riesce coi suoi a conseguire il titolo. E', inoltre, autore del gol che assicurò la prima vittoria della nazionale italiana fuori dai confini: accadde al Rasunda e contro la Svezia, nelle Olimpiadi del 1912.
L'1-3-1 del Madrid
Lo schema allude ai gol che (non in ordine di segnatura) Di Stéfano, Puskas e Gento infilano nella rete di un Barça male in arnese, a Camp Nou, per il Clàsico di ritorno della Priméra Division. L'ungherese (foto) non aveva mai timbrato il cartellino a casa del suo amico Kocsis in un match di campionato. A differenza di Alfredo Di Stéfano, suo vorace compare, Puskas si era educatamente astenuto, con la sola eccezione di una semifinale di Coppa dei campioni nella primavera del 1960.
A metà del cammino
Finisce il girone di andata. Il Bologna, che di solito pareggia (fin qui, nove volte su quattordici), abbassa la guardia e si offre alla Lazio: quattro a zero. Maestrelli (nella foto) gira al vertice della classifica e avanti di tre punti rispetto alla Juve, dunque campione d'inverno. La quale Juve si arena al Comunale contro il derelitto Lanerossi. Nell'anno II dell'Era Pedonale, i supporters della Vecchia Signora si abituano ai mesti ritorni dallo stadio in tram, mentre a Roma preparano trombette, coriandoli e bandieroni.
Tabellino (sub data) | Highlights
World's Eight Wonder
Si spegne a Victoria, in Canada, Sebastião Lucas da Fonseca, mozambicano, detto Matateu. Il predecessore di Eusébio (come lui era nato a Maputo), ma non giocò nel Benfica, e nella Seleçao portoghese uno iniziò quando l'altro aveva appena finito. Indossò la maglia del Belenenses dal 1951 al 1964, e non riuscì mai a vincere un titolo. Le volte che stava per riuscirci, gli venivano annullati gol decisivi, in partite decisive tra Belenenses e Benfica. A metà dei 1950s s'innamorarono di lui gli inglesi, e diventò l'ottava meraviglia del mondo.