Un inquieto pioniere
A Madrid nasce Julián Ruete Muniesa. E' tra le figure più significative della protostoria calcistica di Spagna. Gioca nel Real - dove ha pure incarichi societari - ma poi anche nell'Atlético, allora succursale dell'omonimo club basco. Anzi, diventa il presidente dell'Atlético. Inoltre, gli piace fare l'arbitro. Infine, trova il tempo di essere per qualche partita selezionatore della Spagna. Post scriptum: finirà i suoi giorni a Barcellona.
ProfiloL'erede designato
Nasce a Barnsley, e si chiamava Thomas Taylor. Passati i vent'anni, lo prende Busby, e rapidamente diventa uno dei più promettenti fra i Babes. Attaccante abilissimo nel gioco aereo, segna parecchio, per il club e nella nazionale inglese. Lo reputano possibile e degno erede di Nat Lofthouse. Il destino gli nega una carriera luminosa, a Monaco, il 6 febbraio 1958.
1950
Perla del Marocco
La Priméra Divisiòn entra nella fase decisiva. Le squadre sono solo quattrodici. Il Real conduce, ma sono tutte lì - escluso il Barça, attardato. L'Atlético di Madrid e l'Athletic di Bilbao si disputano una candidatura. Finisce in goleada memorabile: sei a sei. Ma i baschi si mangiano il berretto, perché a sei minuti dalla fine vincevano sei a tre. La carica dei colchoneros è suonata da Larbi Benbarek (nella foto), detto 'Perla nera', arrivato da Casablanca due anni prima.
Fracaso milanista
Coppa dei Campioni, andata dei quarti, il Milan annega al Bernabéu e virtualmente abdica. Cesarone Maldini si fa male a partita iniziata da poco. Attratti dall'odore del sangue, vanno a nozze tutti i satanassi (Puskas, Di Stéfano, Gento), uno dopo l'altro, introdotti dal nuovo idolo madridista, Amancio Amaro Varela (nella foto). Il Real sogna di tornare al vertice; ma in finale troverà la parentela rossonera, e l'ambìta coppa resterà a Milano anche per quella stagione.
1985
Platonico bottino
Dopo la finale di Berna del '54, Ungheria e Germania non si erano più incontrate in competizioni ufficiali. Solo in partite amichevoli, di sempre minore prestigio con l'andare degli anni. Curiosamente, negli ultimi trenta, la nazionale ospitante non ha mai vinto. Così accadde ad Amburgo il 29 gennaio 1985: Volksparstadion semideserto, paperona del portiere teudisco (Ulrich Stein - nella foto -, per la prima volta tra i pali dal calcio d'inizio) e gli ungheresi tornano a casa per esibire il platonico bottino.
L'asiatica
L'egemonia calcistica del Giappone sul continente asiatico è quasi inscalfibile. Anche quando la competizione, per far numero, è aperta a nazionali di altri continenti. L'Australia, zeppa di pedatori della Premier League, arriva sino alla finale. Soccombe solo nei supplementari, e segna un coreano naturalizzato - Tadanari Lee, alias Lee Chung-Sung (foto) -, poi scritturato dal Southampton, nel quale milita senza infamia e senza lode.