1 febbraio


1942
Oltraggiosa rimonta


Sul terreno di casa, cioè al Praterstadion di Vienna, tutti si aspettano che la Grande Germania faccia a polpette la Svizzera. Tanto più che, nell'undici del Reich, nove pedatori sono prelevati dal Rapid, dall'Admira, dall'Austria di Vienna. Gente famosa, che ha militato nel Wunderteam: Sesta, Mock (con fascia di capitano), Schmaus. C'è anche un giovanotto di Kaiserslautern (Fritz Walter, nella foto), ma i viennesi sono privi di stimoli. La Svizzera va sotto e oltraggiosamente rimonta.
Tabellino


1915
The Magician


Nasce, ad Hanley (Staffordshire), Stanley Matthews. Il paese è in guerra, il futuro è anche per lui tutto da immaginare. Così, prende un pallone e gioca fino a cinquant'anni: nello Stoke City, poi nel Blackpool, poi ancora nello Stoke. E nel'Inghilterra, prima e dopo l'altra guerra. Era un'ala, il mago del dribbling. Troppo veloce per tutti. Per taluni, fu proprio a causa del mito corrente di Matthews che il calcio d'Oltremanica mantenne prestigio ma vinse qualcosa solo dopo che lui smise di seminare avversari e crossare palloni.
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1937
La lunga notte di Baires

Argentina e Brasile tornano in campo. Spareggio. Il match - riferiscono le cronache - inizia alle 21.45 e termina all'1.20. Certo, si va ai supplementari. Ma ciò che ha allungato la notte del Gasómetro furono le intemperanze del pubblico. Soprattutto, pare, di trecento poliziotti brasiliani (brasiliani? già) che contribuirono ad alimentare il disordine. Baires all'alba finalmente esplode di festa, e l'eroe è un esordiente: Vicente de la Mata (nella foto). Due gol, il destino nel nome.



1969
Goleador senza aggettivi

Nasce, ad Avellaneda, Gabriel Omar Batistuta. Voleva giocare a volley o a basket, e usare le mani. Scopre il football da maggiorenne o quasi. Chi l'avrebbe detto: il suo talento era nei piedi, possedeva istinto e doti da goleador senza aggettivi. L'amore per il gioco lo prese a tal punto da comprometterne la salute. Ora quell'idolo degli stadi non può più correre, e cammina a fatica. "Forse se tornassi indietro starei più attento a me stesso, ma alla fine neanche troppo. Mi piaceva segnare, sentire il boato del pubblico".


1989
La legge di Bosman


Quella di John, centravanti olandese (bravo, ma coevo di Van Basten) e di varie squadre olandesi ma anche del belga Mechelen, e non quella del belga Jean-Marc, giocatore dello Standard. La sentenza di John, mentre gioca per i belgi, si abbatte sugli olandesi del PSV nella finale d'andata della Supercoppa d'Europa. Doppietta e coppetta pressoché assicurata. Dura lex sed lex.
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