2 aprile

1961
La fascia e la terza maglia di Kubala

Quanti pedatori hanno indossato la maglia di tre nazionali? Eccone uno: László Kubala, coetaneo di Puskás e nato come lui a Budapest, che giocò per la Cecoslovacchia sei volte - i suoi genitori erano originari di quel paese - quando militava nello Slovan Bratislava, per l'Ungheria tre volte quando militava nel Vasas di Budapest e per la Spagna diciannove volte quando militava nel Barcellona. Era un fuoriclasse, certo. Giocò sempre per le nazionali giuste, ma sempre nel momento sbagliato. Perlomeno, dalla Roja si congedò con la fascia di capitano (nella foto, con Kopa) e una vittoria: due a zero, al Bernabéu, sulla Francia.


1967
I molli e avviliti resti del Milan

Nei favolosi 1960s il derby d'Europa si giocava a Milano: le due squadre dominavano la scena continentale, conquistando svariate coppe dei campioni. Cose risapute. Nella stracittadina, tuttavia, l'Inter di HH riusciva ad avere più di frequente la meglio. Questo è un quattro a zero senza repliche. "Giunto Rivera a sazietà agonistica, non vi è più luce di idee negli schemi del Milan" (disse un critico). Herrera è su di giri: "avremmo potuto vincere otto a uno, basti pensare ai due rigori negatici". Già. Capita, del resto. Amarildo, costretto a rincorrere Facchetti (foto), rimediava brutte figure. Esordiva nel derby Anguilla Anquilletti: "esalta Cappellini fino ad illuderci sul centravanti della nazionale: ma chi lo protegge, povero diavolo?" (aggiunse il medesimo critico). Herrera è parecchio su di giri: "l'Inter è in forma, in gran forma: fisica, mentale, morale. Abbiamo di fronte il 'mese di ferro', e noi in questo mese vogliamo vincere lo scudetto per presentarci distesi alla finalissima di Coppa". Già. Come poi quella stagione finì, è cosa risaputa.
Tabellino | Documentazione


1992
L'ultimo e vano dribbling di Juanito

Quando, al Bernabéu, scocca il settimo minuto di gioco, qualunque sia la partita e il risultato, la curva inizia a cantare: "illa, illa, illa, Juanito maravilla". Onorano così la memoria di Juan Gómez González, che la camiseta blanca col numero sette portò per dieci anni, dal 1977 al 1987. L'appuntamento con un tragico destino era fissato sulla strada che da Madrid porta a Merida; un autocarro carico di tronchi d'albero perde il controllo, si rovescia. Juanito arriva in quel momento, dribbla rapidamente quegli inediti avversari, ma si schianta frontalmente contro il camion che lo precede. Era il 2 aprile 1992. "Illa, illa, illa, Juanito maravilla".
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