3 aprile

1905
Xeneizes

Un gruppo di italiani emigrati a Baires, insieme ad alcuni indigeni de "La Boca" (là dove il Riachuelo si tuffa nel Rio de la Plata) fonda un club di calcio. Nel tempo, diventerà l'XI più titolato del Sudamerica, e tra i più importanti al mondo: il Club Atlético Boca Juniors.


1910
Eugene Kipp

Non c'è dubbio che sia lui, il miglior giocatore del Reich: Eugene Kipp. Milita nei Kickers di Stoccarda, la sua città. Ha vinto qualche torneo regionale. E' regolarmente convocato per la rappresentativa nazionale. E' stato lui a firmarne la prima vittoria, contro la Svizzera, a Karlsruhe, nell'aprile del 1909. Ora, è ancora lui, con una doppietta, che regala un successo in terra elvetica, il primo fuori dei confini. A Basilea. Giorni di gloria, ma il destino è in agguato. Perderà una gamba sul fronte occidentale, a Ypres, nell'ottobre del 1915. Altre ferite di guerra gli accorceranno la vita.

1957
Un mesto addio

L'ultima maglia verdeoro non portò fortuna a Zizinho. Avrebbe alzato da capitano la Copa América, se la Seleçao fosse riuscita a battere l'Argentina, all'Estadio Nacional di Lima. E invece gli toccò masticare tristezza, ancora una volta. Gli angeli dalla faccia sporca travolgono il Brasil, tre a zero e nessuna discussione. La smorfia malinconica di Tomás Soares da Silva racchiude pensieri rivolti al passato, alle occasioni sprecate, a un talento che avrebbe forse meritato di più. Poteva essere grande come Pelé. "Invece Zizinho reca il marchio della sconfitta, mentre Pelé simboleggia l'era dei trionfi mondiali" (Alex Bello).
1982
Il vecchio e il giovane
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Johan Cruijff sta per finire la sua luminosa parabola a due tempi nell'Ajax; il club ha matematicamente conquistato il ventesimo titolo nazionale, e ospita nella penultima di Eredivisie il modesto e tranquillo Nec Nijmegen. Sembra un match senza storia: e infatti lo è, perché i lancieri onorano la festa con un perentorio cinque a zero. Tuttavia, qualcosa accade. Nel secondo tempo, il grande Johan non torna in campo; un bel gol, del resto, l'ha regalato ai suoi fans. Rimane negli spogliatoi per fare la doccia e prepararsi come si deve alla festa. Al suo posto, un ragazzino. Naturalmente all'esordio. Marco Van Basten (foto) giocò con la tranquillità di una vecchia volpe, entrando per la prima volta nel tabellino.
Il capitano della quinta

Si spegne, a Madrid, José María Martín Zarraga. Basco, energico centrocampista, cattivo il giusto - cioè molto: ma non fu mai espulso, perché giocava nel grande Real Madrid. Già. Di quell'undici epocale era un elemento indispensabile. Vinse perciò tutte le Coppe dei campioni esposte nel museo della Casa Blanca, le prime nella storia della competizione. La migliore, per lui, fu l'ultima. "Muchachos, la mano de un hombre tiene cinco dedos; las personas tienen cinco sentidos; nosotros ya tenemos cuatro, vamos a por el quinto”, disse Bernabéu ai suoi uomini negli spogliatoi di Hampden Park, prima della finale con l'Eintracht. Finì sette a tre, e furono le mani di Zarraga a sollevare la coppa. Era il capitano.
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