Benvenuto Sandrino
Mondino Fabbri ha posato il deretano sulla panca azzurra da pochi mesi. L'avventura è iniziata bene, e le amichevoli tardo-primaverili servono a meditare sugli undici da opporre ai sovietici in autunno, quando si giocherà per il campionato d'Europa. A San Siro arriva dunque nientemeno che il Brasile di Pelé, campeão do mundo. Esordisce Risti Guarneri, e con lui Sandro Mazzola. O Rey sfila prima del calcio d'inizio, raccoglie applausi e dopo venticinque minuti esce tra i fischi. I suoi trotterellano, indifferenti al ritmo agonistico degli italiani, e perdono tre a zero. Sandrino va per caso sul dischetto, e infila Gilmar. Si porta a casa il pallone: "ne ho uno con il quale giocò mio padre anni fa, lo metterò vicino". Il primo di una lunga collezione.
Rimbalzo e rapina di controbalzo
Chissà cos'ha pensato Shankly, in quell'istante. Forse di fargli chiudere col football, e spedirlo in qualche college americano a imparare almeno i fondamentali del basket. Già: Tommy Lawrence l'ha combinata grossa. La foglia morta di Mariolino Corso deve avergli confuso le idee. E ora eccolo mentre blocca un lungo, troppo lungo lancio di Facchetti per Peirò. Mette un piede fuori dall'area: che rischio! Poi un palleggio, da play-maker non certo di razza. Due. Al terzo, non si avvede di come alla sue spalle sopraggiunga incarognito lo spagnolo, che nel contrasto era finito orizzontale per una rude spallata. Di controbalzo, Peirò gli soffia la sfera col mancino, e beffardo la deposita in rete. Rimonta nerazzurra, dopo l'uno a tre di Anfield, quasi compiuta. Il pubblico, con calma, attende il terzo e decisivo gol, che arriverà nel secondo tempo, siglato da Giacintone.
Cineteca | Il gol di Peirò
Der Bulle
L'abbuffata bavarese di metà anni '70 si chiude ad Hampden Park; passeranno vent'anni, prima che una coppa rifletta ancora nel cielo le mani e il volto del capitano del Bayern. Sparring-partner di serata il Saint-Etienne: basta un gol, e porta il marchio di Franz Roth "Bulle" (foto). Un mastino capace di finalizzare con notevole continuità: le statistiche dicono di una settantina di gol in poco più di trecento presenze in campionato, fra il 1966 e il 1981, tutte con la casacca del Bayern. Soprattutto, era un giocatore decisivo. Decise la finale del '76 con una sberla su punizione dal limite (foto), un decennio o quasi dopo aver castigato i Rangers dando ai suoi la prima coppa; l'anno precedente, aveva inciso il proprio nome nel tabellino di Parigi (Bayern-Leeds) prima di Gerd Müller. Rimase a bocca asciutta solo nel '74, quando a imbastire una quaterna per l'Atletico madrileno nella ripetizione provvidero l'anzidetto Bomber e Uli Hoeness. Insomma, si sta evocando un grande del calcio tedesco ed europeo: per lui, bavarese, uno spazio nella Hall of Fame del club è cosa ovvia e scontata.