Paella futbolistica
Nell'andata dei quarti del torneo fieristico a Camp Nou fu di scena l'Inter. La "paella futbolistica" messa in tavola dai nerazzurri risultò "carente en absoluto de la fuerza necesaria para provocar una mala digestión" ai blaugrana (Mundo Deportivo). Il resoconto, certo assai partigiano, evoca gli enormi spazi abbandonati nella propria metà del campo dalle eleganti ma lente trame d'attacco milanesi. Sicché, dalla panchina e sul prato, giuste misure furono agevolmente escogitate da due tipi che, nelle stagioni successive, trovarono ingaggi e gloria immortale proprio a Milano, sponda Bauscia: HH e Suarez.
Tabellino | Mundo Deportivo
1967
Ma ha fischiato oppure no?
1967
Ma ha fischiato oppure no?
Dicono i bene informati che, se la Juve sta cedendo proprio sul rettilineo finale, il motivo è uno e uno solo: la conferma in panca di Heriberto anche per il prossimo anno. Ergo, si è afflosciata in campionato e si è fatta sbatter fuori dalla Coppa delle fiere. I giocatori remano contro. In sostanza: mancano quattro giornate, la prima si gioca oggi a Torino ed è lo scontro diretto. L'Inter è scintillante come non mai. E' avanti di quattro punti, gira che è una meraviglia ("trame scarne e incisive, velocissime nell'impostazione, fulminee nelle risoluzioni, interpretate da uomini in vorticoso movimento, ed eseguite attraverso schemi sempre nuovi, come in un intreccio di fuochi pirotecnici": così Gino Palumbo sul Corriere di stamattina). D'accordo, ma la Juve tirerà pure fuori l'orgoglio, no? Mica perché si tratti di vincere o perdere il campionato, su questo è ormai inutile inventarsi ragionamenti; no, solo per fare un dispetto ai rivali, e impedire loro di prepararsi bene per la finale di coppa di Lisbona. E per guadagnarsi una vittoria di prestigio, che diamine! Già, ma chi arbitra? Questo non è un dettaglio secondario. Lo Bello? Era fuori da un po'. "L'auspicio è che Lo Bello sappia essere l'arbitro, e non il protagonista, di Juventus-Inter" (sempre Palumbo). Poi però qualcosa succede, c'è da ridere. C'è una mischia in area, un palo. Lo Bello fischia (si suppone per un fallo di Picchi, ma vai a sapere), Favalli segna (foto), Lo Bello convalida. Il fischio lo hanno sentito in parecchi. Ma ha fischiato oppure no?, gli chiedono alla fine. "Può darsi", risponde.
La Coppa viaggia oltre il limes
Quanto ci volle, per vedere un gol! Neppure quando - dopo centoventi minuti di agonia pedatoria - si arrivò all'ordalia dei calci di rigori, la sfera si rassegnava a varcare la linea di porta. Qualcosa finiva sempre per mandare all'aria l'appuntamento. Strana finale, quella che a Siviglia oppose il Barça e lo Steaua di Bucarest. Finale di Coppa dei campioni, il sogno della Catalogna. Prima o poi, certo, il diavolo si dimentica dei coperchi, ma non era ancora arrivato il momento. E, per el pueblo barcelonista, il diavolo assume le sembianze di Helmuth Robert Duckadam, portiere rumeno di scarsa fama internazionale. Nella serata del Sánchez Pizjuán avrebbe parato anche palle di cannone. Così, prima che il muro di Berlino venisse abbattuto dall'inesorabilità delle vicende umane, il simbolo del primato continentale si accasava oltre-cortina. E l'incubo del Barcellona durò ancora per qualche anno.
L'ultima miniera
Caldo torrido al Meazza, in campo e sugli spalti. Serata inedita: derby, ma derby che coincide con la semifinale di andata di Champions League. "C'è in ballo l'ultima miniera: la paura di aver coraggio prevale sul coraggio tout court". E così, piano piano, "la sfida ritorna a essere lo specchio della stagione, i rossoneri a fare la locomotiva, i nerazzurri il vagone" (Roberto Beccantini, La Stampa). Reti bianche e poche emozioni, in buona sostanza. Parecchia tensione. E come sempre (o quasi sempre) quando molto ci si aspetta, nulla o quasi nulla accade.
- Vedi anche le partite del 7 maggio in Cineteca