1 giugno

1934
I ricordi di Zamora

Italia-Spagna, spareggio al 'Giovanni Berta'. Monsù Poss lo riassume in poche righe. "Per quanto riguarda la squadra italiana, essa lottò ad armi spiegate fino al momento in cui riuscì a conseguire quel punto che doveva darle la definitiva vittoria sull'acerrimo avversario. Ottenuto questo punto essa smobilitò letteralmente ed immediatamente. Più non lottò. Più non fece nulla, se non difendersi". Un inviato de La Stampa, dal canto suo, rivela il mistero dell'assenza di Zamora. "Zamora dov'è? Basta voltarsi per vederlo. E' in tribuna, calmo e pacifico come uno spettatore qualunque, dispensa sorrisi, firme e risposte in buon francese. E' elegante, sobrio. Gli chiediamo perché non gioca. Sorride senza sottintesi, tira su il calzone e ci mostra la gamba destra gonfia e ammaccata all'altezza del ginocchio. - E' un ricordo di Schiavio - dice - e quest'altro è un ricordo di Monti (foto). Un ginocchio gonfio e un occhio segnato di blu". Un'autentica bonifica: sminata la Spagna con gomitate e randellamenti assortiti e preventivi, l'Italia è ora tra le quattro rimaste a contendersi il mondo.


1986
La lunga marcia dei Trappers

Chi l'avrebbe mai detto: Blek Macigno e undici coraggiosi trappers hanno scavalcato l'America e si sono arrampicati sulle alture del Messico. Avranno mai visto com'è fatto un pallone, tra i boschi del Quebec e le placide acque dell'Ontario? Poco importa, davvero poco o nulla. Se hanno fatto tutta quella strada, è solo perché sapevano che gli inglesi, colonialisti e cornuti, si erano accampati a Léon, e precisamente all'Estadio Camp Nou. Perché arriva sempre il momento di sistemare i conti. Ecco, è iniziato il riscaldamento pre-partita. "Perbacco!", esclama Blek, "questi sembrano francesi e non inglesi, e il loro capitano ha l'aria di non essere inglese né francese, ma italiano", dice ai suoi, indicando Michel Platini. Che si fa, dunque? "Ormai siamo in ballo, balliamo!", urla il canadese. Si gioca, i galletti anzi giochicchiano e sghignazzano, ma non segnano. Si accorgono che piegare i trappers non è affare semplice. Così, è solo a meno di un quarto d'ora dalla fine che Monsieur Papin, astuto gallinaceo, si insinua di nascosto nell'area di porta e inzucca la sfera - con la rapidità di uno svaligiatore professionista - alle spalle di Paul Dolan. Sì, lui, il traditore. Dolan (foto), che anni addietro aveva cercato di farsi ingaggiare dal Notts County, dannatissima squadra della perfida Albione.


1997
Addio all'erba verde dei campi

Il piscinìn ha perso un po' di capelli e molta rapidità, i suoi riflessi sono appannati, il suo sguardo è più triste del solito, il volto incavato. L'emozione nitida, i ricordi infiniti. "Il capitano, c'è solo il capitano", cantano più agitati del solito i melomani rossoneri del primo, del secondo e del terzo anello. L'ultima partita è strana, è più complicata da interpretare della prima. Anche lui, che ha girovagato per gli stadi di tutti i continenti, deve ammettere che il declino è irreversibile, una disgrazia che capita a tutti i giocatori, piccoli e grandi. Se ne è reso conto quando per una, due, tre volte nella stessa partita non è più stato capace di fare ciò che gli è sempre riuscito con naturalezza. Anticipare di un istante il movimento o la corsa del suo avversario, sconfiggerlo sul tempo e senza usare la forza. La sua era forza di nervi, lettura veloce, concentrazione feroce.  Ma gli anni passano. Il momento è arrivato. Franco Baresi guarda lassù, la gente non smette di cantare per lui. Saluta. Sì, è difficile trattenere le lacrime. Ma è stata davvero una grande avventura.
Milan-Cagliari: tabellino - highlights


2002
Born in Poland

Nessuno punterebbe su di loro un centesimo di euro. Non sfornano più un pedatore di livello davvero eccelso da anni. Buoni, sì, non ottimi. Certo, il portiere (Kahn) è forte. Vedremo questo Ballack, si dice prometta parecchio, è un centrocampista che, oltre a inquadrare bene la porta da fuori, in area ha le qualità di un ariete. Bierhoff però è anzianotto, e gli altri sono onesti lavoratori del pallone, operai specializzati e nulla più. Oggi si tuffano nel mondiale, a Sapporo. Non è un test significativo, contro gli arabi. A proposito, Bierhoff non gioca. Il centravanti titolare della Germania è un polacco: the times they are a-changin'. Miroslav Klose, bomber del Kaiserlautern. Già. Miro era una matricola della coppa, ma la coppa del mondo è diventata la sua coppa. A Sapporo, infatti, insaccò tre facili palloni, lanciandosi subito all'inseguimento di Gerd Müller  Lo raggiungerà otto anni dopo, secondo scorer insieme a lui nella storia della competizione, a una sola lunghezza da Ronaldo. E poi, nel 2014, scaraventerà anche il Fenomeno giù dalla cima di quella speciale classifica. 


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