23 luglio

1966
L'umanità dei coreani

E' sabato. Tutti allo stadio, quarti di finale della Coppa del mondo. I più scornati sono quelli che avevano prenotato in anticipo un posto a Goodison Park, convinti di godersi il Brasile contro i sovietici o gli italiani. Alcuni di loro hanno svenduto il biglietto, per trovare qualcuno interessato a vedere la Corea bisognava  anzi quasi regalarlo. Vero, gioca contro il Portogallo, ma per Eusébio ne vale la pena, certo: due penny, affare fatto. E dunque: che partita! Dopo nemmeno venticinque minuti gli automi sono avanti di tre gol. Dice qualcuno: non è la Corea, è il Real Madrid, sarà per via della maglia bianca. Sono anche furbi: Torres da solo è più alto di tutti loro messi assieme, ma di testa non ne prende una; chissà perché, appare sempre sbilanciato. Lo stadio è pieno di bookmakers, altrimenti non si spiegherebbe tutto questo entusiasmo. Ma, naturalmente, c'è Eusébio. Qui, adesso, lo considerano il giocatore più forte del mondo, lui è veloce come e più degli asiatici, segna quattro gol (due su rigore), ammutolisce lo stadio, ristabilisce l'ordine delle cose e soprattutto costringe gli avversari a togliersi la maschera: piangono anche loro per una sconfitta, anche loro adesso sembrano (qualcuno infatti ne dubitava) degli esseri umani. Non degli automi. Non dei cartoni animati.
Cineteca


1966
Mal comune mezzo gaudio

Monsù Poss, cosa intende dire? "L'eliminazione dell'Uruguay dal torneo ha messo senz'altro fine alla serie delle squadre che, avendo precedentemente vinto due volte il campionato del mondo ...". Ho capito, la Coppa Rimet è salva. E lei rimane sempre in cima al palmarés. Certo, è capitato solo in Italia che tutte e quattro le semifinaliste fossero europee. Già, le ultime sudamericane, l'anzidetto Uruguay e l'Argentina, che se la vedevano - rispettivamente - con Germania e Inghilterra, hanno pagato dazi arbitrali notevoli. La Celeste, sepolta da quattro gol teutonici, ha giocato la partita in nove; l'Albiceleste è andata sotto solo quando hanno cacciato il suo uomo migliore, Antonio Rattín (foto). Una decisione cervellotica, incomprensibile a tutti, e specialmente agli argentini. Grande gazzarra, partita ferma per otto minuti. Gli arbitri favoriscono gli inglesi, è evidente; se c'era uno da cacciare, era Nobby Stiles, un autentico provocatore. Ma va da sé: omnia munda mundis.
Inghilterra-Argentina: cineteca | Germania-Uruguay: cineteca



1995
La giornata prima giusta e poi sbagliata di Tulio Maravilha

E' una magnifica azione, quella che fa calare il gelo sul Centenario. Tipicamente brasiliana. Vero futebol de arte, tocchi tutti di prima; l'ultimo, di petto, a porta vuota, è l'acuto del gol. Che urlo, Túlio. "Quando ele está em campo não existe gol anônimo / Bola na pequena área é gol de Túlio / Abençoado fruto de uma parceria entre ele e a bola / Coisas do amor" (Armando Nogueira). Túlio Maravilha (foto), centravanti del Botafogo, grande centravanti nel decennio dei grandi centravanti brasiliani - Romario, Ronaldo, Bebeto -, merita una parentesi. Ha giocato in mille club, fino a 42 o 43 anni, con l'ossessione di fare mille gol. Si è fermato a 998: la fortuna non è stata dalla sua, evidentemente. Ma torniamo al Centenario, quella di cui si parlava non era una rimpatriata tra 'amici': era la finale della Copa América. La Celeste pareggia, e il match va per le lunghe, vince chi sarà più bravo nel gioco dei calci rigore - e la bravura, in questi casi, consiste soprattutto nell'essere capaci di non sbagliare. Tutti segnano il loro, tranne uno. E' il numero 9 del Brasile. Prende la rincorsa, poi colpisce il pallone di collo pieno, un tiro di grande potenza, ma troppo centrale. Troppo banale sbagliare un rigore così, Túlio! Se tuo doveva essere l'errore, sarebbe stato più giusto che ti inventassi qualcosa di davvero speciale.
Cineteca


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