Il fromboliere dello zar
Anche la Russia dello zar aveva un bel centravanti. La squadra era modesta anzichenò, tant'è vero che, prima della guerra e della rivoluzione d'ottobre, disputò otto match e non ne vinse nemmeno uno, e ai giochi olimpici di Stoccolma rimediò persino uno scoraggiante sedici a zero dalla Germania. Fece dunque scalpore il pareggio che una selezione di giocatori solo moscoviti strappò a Solna, contro la Svezia, nell'ambito delle manifestazioni sportive organizzate a margine dell'Esposizione Baltica del 1914. Un rispettabile due a due, ma una vittoria sfumata solo nell'ultimo scorcio di gara, quando gli svedesoni vanificarono la doppietta di Vasilij Georgievič Žitarev, centravanti del KFS Moskow, il più antico club dell'impero. Qualche giorno dopo vi fu un altro pareggio, contro la Norvegia. Ma stava arrivando anche la guerra, e poi arrivarono i bolscevichi (gente che, all'inizio, detestava il football); Žitarev non fece più parte di alcuna selezione (russa o sovietica). Fu però l'unico presente in tutte le 'storiche' prime otto partite, e firmò quattro delle sette reti che la sua povera squadra fu capace di realizzare in quei pomeriggi così lontani. Era un buon centravanti, niente da dire.
Tabellino
La metamorfosi di Paolo Rossi
"Dovessi impostare io la squadra contro il Brasile, incomincerei con un breve pellegrinaggio al Tibidabo dove mi risulta che agisca in pro dei poveri cristi una Madonna miracolosa". Dunque, anche Gioann Brera riteneva gli azzurri sostanzialmente spacciati. Confidava però nella maestria del Vécio, spolpato fin lì dalla stessa critica che, dopo la vittoria sugli argentini, ora stava facendo armi e bagagli per eventualmente salire sull'eventuale carro del vincitore. Ma: prudenza. C'è il Brasile, che sta esibendo il meglio della propria tradizione. Un Brasile in edizione di lusso. Che mostra, tuttavia, i difetti tipici delle sue annate più spettacolari: una difesa distratta, un portiere così così, una certa qual presunzione di sé. Per noi, potrebbe anche essere l'avversario ideale. A patto che molte cose vadano come devono andare. Il match del Sarrià, consegnato agli archivi e alla storia, sottratto al contesto di altissima emotività nel quale si svolse e fu poi commentato, è facilmente leggibile. Certo, la nostra difesa arcigna, il nostro contropiede, la nostra astuzia. Soprattutto, per vincere quel giorno fu necessaria una metamorfosi. La metamorfosi di Paolo Rossi. La storia è nota. Pablito era uno straccio; sembrava reggersi in piedi a malapena. Non teneva un pallone. Sbagliava cose elementari. Era una parodia di se stesso. Vicende poco pulite l'avevano tenuto lontano dai campi per due anni, e faticava dannatamente a tornare un calciatore del livello che tutti conoscevano. E tutti l'avevano conosciuto al mundial del '78: un centravanti funambolico, raffinato, imprevedibile. Quel giorno si trasformò in centravanti di rapina: fece tre gol, estraendone due - il secondo e il terzo - dal nulla di un disimpegno orizzontale della mediana verde-oro e da un tiraccio senza pretese e senza sorte di Marco Tardelli, quando la partita pareva segnata. Il 'nuovo' Pablito era il grimaldello improvvisamente disponibile a Bearzot per scardinare la bacheca in cui era custodita la coppa del mondo.
La semifinale dall'esito scontato
Bar sport, gente che si accomoda ai tavoli. Televisore acceso, squadre schierate al centro del campo. Chiacchiere tra gli avventori, tutti italiani simpatizzanti del Portogallo. Un tizio si aggira, simula un certo disinteresse. "Scusate, ma mi sto rotolando sotto il tavolo dalle risate. Vi piacerebbe la finale col Portogallo, eh? Avete più paura della Francia, e ci credo. Ma - scusate, mi vengono le lacrime agli occhi - davvero, davvero credete che i lusitani riescano non dico a vincere, ma a segnare un solo gol, anche brutto, anche irregolare, ai francesi? Ah ah ah! E con chi, di grazia? Cosa? Pauleta? Oddio, adesso mi sono venuti dolori alla pancia. Dite sul serio o è una battuta? Chi? Cristiano Ronaldo? Cristiano il tuffatore, la spia, il ricamatore di centrini, quello che non passa mai il pallone? Basta, per carità, o finisco al pronto soccorso. Bene, visto che hanno finito di strimpellare gli inni nazionali, vi lascio. Godetevi pure questa inutile semifinale, tanto domenica a Berlino ve la giocherete con la Francia". Il tipo esce dal bar, sale in bici e se ne va. Chissà se verrà qui a farsi quattro risate, domenica sera.
Cineteca- Vedi anche le partite del 5 luglio in Cineteca