20 agosto

1945
Il battesimo dell'Aranycsapat

Dopo quasi otto anni, a Budapest c'è aria di festa. Sì, la guerra è finita e ne è già iniziata una diversa ma senza bombe, e perlomeno c'è una partita che si può tornare a giocare. In decine e decine di sfide si erano affrontate Austria e Ungheria, dall'inizio del Novecento. L'ultima, il 10 ottobre 1937.
Poi, si sa.
Il 19 e il 20 agosto 1945 torna il Wunderteam, perché è tornata ad esistere l'Austria. Karl Zischek e Karl Szestak rivestono le vecchie casacche, e chissà quale e quanta sarà stata per loro la gioia, l'emozione di questa vita che ricominciava a fluire 'normale', come normale era stata da sempre una partita al pallone fra queste due squadre.

Per gli ungheresi, il 20 agosto, gioca un diciottenne di casa, promettente attaccante del Kispest - club che verrà presto ridenominato, e che a tutti è più noto come Honvèd -, si chiama Ferenc Puskás (foto), è all'esordio, e il suo esordio è anche il battesimo dell'Aranycsapat. A Biró servono solo dodici minuti per segnare il suo primo gol.
In quel preciso momento, iniziava una nuova era nella storia del football.

[Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera]
Tabellino | Cineteca: la partita del 19 agosto


1983
La lenta risalita dello United

Apertura della nuova stagione a Wembley: per il Charity Shield è in cartellone la super-classica del football inglese, i rossi di Manchester contro i rossi di Liverpool; sulla carta non ci sarebbe partita, poiché in questi anni lo squadrone del Merseyside domina nel Merry Kingdom e anche oltre i suoi confini. Paisley ha lasciato la panca al suo assistente, Joe Fagan, mentre Ron Atkinson sta mettendo solide basi per il ritorno dello United nell'élite del football britannico - e se oggi porta i suoi a Wembley, è perché qualche mese fa hanno alzato trionfalmente la FA Cup. Il giocatore simbolo di questa pur lenta rinascita è Bryan Robson (foto), calciatore tra i più atipici dei 1980s, uno che vaga per tutto il campo ma 'vede' la porta spesso e volentieri grazie a inserimenti improvvisi e folgoranti, il cui senso è quello di spedire palloni inattesi alle spalle dei portieri. E' così, infatti, che sorprende la difesa dei Reds: uno a zero. Ma gli piacciono anche le mischie sottoporta, perché ha riflessi rapidi e sa capire prima degli altri dove rimbalzerà la sfera: è così, infatti, che punisce ancora la difesa dei Reds: due a zero. Well done, Robbo!