7 agosto

1968
Easy job for Mick Jones

Elland Road, Leeds, West Yorkshire. La stagione inizia presto, quest'anno. Anzi, finisce tardi, perché oggi alle 19.30 si gioca una partita di Coppa delle fiere, per l'esattezza la finale, anzi la gara di andata della finale dell'edizione 1967-68. Mai capitato, in agosto. Coppa delle fiere? Finora, per i Peacocks, soprattutto una campagna di Scozia. In semifinale il Dundee, nei quarti i Rangers, prima ancora l'Hibernian di Edinburgo. Era ora, pensa Don Revie, si fa una gita sul continente. Una gita? Dipende. Toccherà volare in Ungheria, a casa del Ferencváros, nel famigerato Népstadion - insomma, c'è un problema, e va risolto prima. In Inghilterra, spesso la soluzione si trova quando il pallone spiove dal corner nell'area piccola, dove molti - difensori e attaccanti - sono pronti a catapultarsi, senza timore di spaccarsi la testa o di lasciarci il naso e un paio di denti. Gli impatti sono durissimi, e i portieri vivono alcuni istanti di puro terrore. Infatti, verso la fine del primo tempo si profila esattamente una situazione di questo genere; il cross è lento e molliccio, apparentemente innocuo, ma Jackie Charlton salta e non colpendo la sfera costringe comunque István Géczi a una respinta ridicola, quasi perpendicolare, sicché il pallone ricade dolcemente proprio sui piedi di Mick Jones, che naturalmente non si rifiuta di realizzare il gol più facile della sua carriera. Il più facile e il più importante: that's all. 


1982
L'anno italiano

I brasiliani hanno sempre un'ossessione. Un tempo era l'Uruguay. Adesso è l'Italia. La sconfitta del Sarrià è un incubo, ed è ancora passato troppo poco tempo. Così, quando al Giants Stadium si gioca per beneficenza, in nome dell'Unicef, anche se le due squadre in campo hanno nomi di circostanza e maglie improbabili, per loro è la rivincita del mundial. Oltretutto, sono in superiorità numerica: cinque a quattro. Oscar, Junior, Falcao, Socrates (foto) e Zico giocano tra le FIFA World Stars; Zoff, Tardelli, Antognoni e Rossi nell'Europa XI. Sul sintetico americano, Falcao giostra in scarpe da ginnastica. Come va a finire? Tre a due per gli europei, esattamente come a Barcellona. In rimonta, erano sotto di due: caspita! Certo, succedono cose strane in campo: Chinaglia (il vero padrone di casa) gioca tutto il primo tempo; nel secondo, a un certo punto Platini sostituisce Beckenbauer, Neeskens subentra a Keegan, e soprattutto N'Kono si produce in un bell'autogol in risposta al classico destro diretto all'incrocio di Antognoni, quando l'esibizione è ormai agli sgoccioli. Telê Santana, negli spogliatoi, ripete il suo ritornello preferito: il Brasile è il più forte, e se si rigiocasse mille volte quella famigerata partita, non la perderebbe mai e mai più. No never, never, never.