12 settembre

1990
Iniziare e finire è stato un tutt'uno

A venticinque anni, in tanti casi, la carriera di un portiere deve ancora iniziare. Nei casi normali, s'intende. Quelli che non sono fenomeni, diventano bravi intorno alla trentina. Si converrà, dunque, che esordire nella propria nazionale a venticinque anni è gran cosa, è la promessa di un futuro da protagonista sulla scena del football internazionale. Era il caso di Jens Adler (foto), estremo del FC Chemie di Halle? Forse, al di là del muro, non c'era qualcuno migliore di lui, in prospettiva. O forse Adler sapeva già - entrando al novantesimo dell'amichevole giocata a Bruxelles dalla sua Germania, quella Democratica - che quei pochi istanti tra i pali sarebbero stati gli unici della sua vita con la maglia che rappresenta un paese, e che il suo talento non gli avrebbe consentito qualcosa di meglio, qualcosa di più. Quella Germania, a Bruxelles, stava concludendo, vincendola contro il Belgio, la sua duecentonovantreesima partita. L'ultima della sua storia.
Cineteca

1990
L'infinita carriera che inizia

Da un estremo all'altro. Ecco, l'unica cosa che accomuna i due esordienti è appunto la data dell'esordio. Infatti, mentre Jens Adler vanta una carriera internazionale della durata di circa centoquaranta-centocinquanta secondi, quella di Marcos Evangelista de Moraes è lunga centoquaranta-centocinquanta partite (centocinquanta se si comprendono anche quelle disputate nella rappresentativa olimpica). La prima però, a Cafu, disse assai male. Fu a Gijon, contro la Spagna. L'allergia della Seleçao per le amichevoli in Europa è frequente, e quella volta non fece eccezione. Un secco zero a tre. Ma poco importa. Cafu si sarebbe ampiamente rifatto. Nessuno ha giocato più partite di lui in maglia verde-oro. E pochi hanno vinto più di lui, nella storia del calcio.