Don Alfredo Di Stéfano esordisce (nell'Español)
"Quand'ero ancora bambino, il Real Madrid mandò via Alfredo Di Stéfano dopo una sconfitta nella finale della Coppa Europa contro l'Inter di Milano. Di Stéfano era così emblematico che inizialmente risultava inconcepibile la nostra squadra senza di lui, soprattutto se, come avvenne, non si ritirava ma continuava la sua attività: firmò con l'Español di Barcelona, dove militò per alcuni anni, e poi credo che passò all'Elche – un'assurdità, quella striscia verde. Ebbene, fu tale la mia indignazione e quella dei miei compagni merengues che decidemmo di passare al club barcelonese, o piuttosto di essere di Di Stéfano e non tanto del Madrid. Per alcune giornate seguimmo i risultati della sua nova squadra con attenzione, vedemmo che don Alfredo segnava doppiette di goal e la rabbia ci invadeva ancora di più. Fino a quando arrivò il confronto Madrid-Español, e allora le nostre scelte crollarono. Pure arrabbiati come eravamo con il Madrid, quel giorno non riuscimmo ad andare contro la nostra squadra né a favore dell'idolo ingiustamente espulso" (Javier Marías, Selvaggi e sentimentali, pp. 78-79).
Vi è solo parziale riscontro all'ultima parte dei ricordi di Javier Marías. Infatti, il caso vuole che Di Stéfano giocasse con l'Español e contro il Real proprio nella prima giornata del Campeonato de Liga 1964-65, al Sarriá (13 settembre 1964). I Blancos vinsero due a uno, in rimonta, con doppietta di Puskás. Nella gara di ritorno (3 gennaio 1965), al Bernabéu, Di Stéfano non scese in campo.
Tabellino | Highlights
Tabellino | Highlights
1978
Serata da favola al City Ground
Prima del ranking UEFA, prima della Champions League, poteva capitare che il sorteggio per il primo turno della Coppa dei campioni proponesse sfide bollenti anzichenò. Per esempio: stagione 1978-79, Nottingham Forest-Liverpool. Campioni d'Inghilterra contro campioni d'Europa, subito, ai sedicesimi di finale. La terribile banda di Brian Clough sembra faticare, in campionato colleziona pareggi, mentre i Reds sono in vena di goleade. Logico siano loro i favoriti. Ma al City Ground si vive la prima di una serie di serate che porterà la contea a occupare un corposo capitolo nel romanzo storico del football. Due gol astuti, specie il secondo, di Colin Barrett (foto) - ruba il pallone a metà campo, poi si lancia in area fino a trovarsi al posto giusto per poter scaraventare la sfera alle spalle di Clemence -, mettono ansia allo squadrone di Paisley, che per guadagnarsi la chance di arrivare al terzo titolo europeo dovrà fare il miracolo ad Anfield. Dal canto suo, Clough sta già progettando barricate epocali.
Cineteca
1989
La deludente trasferta di Malmö
Sto rientrando in casa, non ho ancora trovato il mazzo di chiavi che, dall'appartamento, sento squillare furiosamente il telefono. Dev'essere qualcosa di urgente, senz'altro, e affretto le operazioni. E' lui, e come potevo dubitarne? "Diavolo, non potevano dirmelo che Malmö è a più di 600 chilometri da Stoccolma?". Fingo di non capire, ma solo per evitare di rispondere con una fragorosa risata. Non ti chiedo neppure cosa ci fai lì. "Mio caro, stasera è la serata dei record, la squadra dei record deve battere sempre ogni record, specie in coppa dei campioni". Ah, ho capito. Che squadra? Boh. "Senti, se chiama mia moglie dille che torno abbastanza tardi". Come credi. Ordino una pizza, sono veramente stanco. Sul giornale c'è un articolo interessante circa il piano anti-droga di George Bush che vale la pena di leggere. Mi addormento al secondo capoverso. Nel cuore della notte squilla il telefono. E' la moglie del mio amico. "Se sai dov'è andato, digli che non c'è ragione di tornare". La mattina successiva apprendo dalla radio che l'Inter, nella gara di andata dei sedicesimi di finale di Coppa dei campioni, è stata sconfitta dal Malmö, uno a zero, rete di Håkan Lindman (foto) al minuto 74. Pover'uomo, penso.
Il re senza corona
Anche oggi, come ogni anno, ci sarà grande folla a Kozlu, Istanbul. Gente che, per lo più, va a questo cimitero in maglia giallorossa, quella del Galatasaray. Già. Onorano l'anniversario della morte di Metin Oktay, il 're senza corona', leggendario centravanti del Gala nei 1960s, morto in un incidente di strada il 13 settembre 1991. Centravanti da un gol a partita, che si esaltava specialmente nei derby, contro il Fenehrbace o il Besiktas, quando segnava caterve di gol sfondando le reti avversarie. Era un campione? Certamente pedatori migliori di lui, ai suoi tempi, in Turchia non ne avevano ancora visti. Ma quando tentò l'avventura nel paese dei balocchi (l'Italia) fallì miseramente. A Palermo (stagione 1961-62) doveva essere il trascinatore di un undici appena arrivato in Serie A: compito più grande di lui. Forse era troppo giovane; tornò subito a casa, e riprese ad argomentare, un gol dopo l'altro, le ragioni della propria popolare sovranità.