Le triplette di Sušić
Dove avevamo lasciato il discorso, Safet? Ah sì, alla partita di Zagabria, in giugno, contro l'Italia. Un'amichevole, no?
"No. Con quelli che vivono dall'altra parte dell'Adriatico non esistono partite amichevoli. Né d'inverno, né d'estate".
E quindi?
"Quindi, tripletta e quattro a uno per noi".
E poi?
"Poi la rivincita, il 16 settembre. Ma era l'ultima partita in nazionale di Džajić, c'erano occhi solo per lui".
Un momento: questa non era contro l'Italia, ma contro l'Argentina.
"Appunto, che differenza c'è? Non sono italiani anche loro? Ed erano pure i 'campioni del mondo', figuriamoci. Dunque dicevo: l'ultima di Džajić, partita numero ottantacinque. In quindici anni. Sta in campo poco, ormai è l'ombra di se stesso. Quando esce, al minuto ventuno, io aspetto che il Marakana smetta di frignare e comincio il mio show. Altra tripletta. Ma decido di non infierire, e finisce solo quattro a due".
E quindi?
"Quindi cosa?"
Safet Sušić detto 'Pape' giocava nel Fudbalski Klub Sarajevo, a quei tempi. Un centrocampista molto pericoloso. Lunatico. Cercava un ingaggio altrove, puntava ai grossi club europei. Ma durante la partita nessuno si fece vivo, e dunque ritenne opportuno rallentare il ritmo, riposare un po'.
Vero Safet?
Ecco, si è addormentato.
Tabellino | Highlights[Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera]