Back in Switzerland
Un anno e qualche mese dopo l'epica sconfitta del Wankdorf, l'undici ungherese tornò a metter piede nella terra che - promessa a loro - fu poi conquistata (calcisticamente) dai tedeschi. Appena varcato il confine, i magiari accusarono malesseri e disagi: mal di pancia, vertigini, nausea, altri fastidi oscuri. Perlomeno e per fortuna, toccava andare a Losanna e non a Berna. Lì, all'Olympique de la Pontaise, avevano sconfitto l'Uruguay in semifinale, una partita tra le più belle nella storia del football. Ora sì, va bene, si deve giocare contro la Svizzera, sì certo è la Coppa Internazionale, "chi ha vinto l'ultima volta?" chiede Puskas, abbastanza rintronato. L'Ungheria, come no, il titolo è detenuto dall'Aranycsapat, e chi se lo ricordava dopo tutto quel che è accaduto.
E' chiaro che nelle teste dei giocatori, dopo gli inni e non appena il cuoio inizia a correre di piede in piede, scorrono immagini di altre partite, e la nostalgia si mescola alla rabbia e il dolore all'orgoglio ferito, ed è perciò che, un gol dopo l'altro, un'azione via l'altra, la partita si svolge appassionante, equilibrata e veloce, finché, a pochi minuti dalla fine, Puskas (nella foto insieme al capitano rossocrociato, Robert Ballaman) non segna il gol del cinque a quattro, su calcio di rigore.
Bene, si torna a casa. In treno, Birò è ancora agitato, si addormenta e si sveglia più volte, sogna di essere in viaggio per Berna, è ancora la vigilia della finale dunque tutto è stato solo un terribile incubo, ma poi deve prendere atto di essere arrivato a Budapest, invecchiato di un anno, senza alcuna partita da giocare per qualche giorno, e aggrappato alla propria tristezza si trascina verso l'attesa di nuove vigilie, sapendo benissimo dentro di sé che la vera partita si è davvero giocata e perduta, e che non ce ne sarà un'altra.
Tabellino
E' chiaro che nelle teste dei giocatori, dopo gli inni e non appena il cuoio inizia a correre di piede in piede, scorrono immagini di altre partite, e la nostalgia si mescola alla rabbia e il dolore all'orgoglio ferito, ed è perciò che, un gol dopo l'altro, un'azione via l'altra, la partita si svolge appassionante, equilibrata e veloce, finché, a pochi minuti dalla fine, Puskas (nella foto insieme al capitano rossocrociato, Robert Ballaman) non segna il gol del cinque a quattro, su calcio di rigore.
Bene, si torna a casa. In treno, Birò è ancora agitato, si addormenta e si sveglia più volte, sogna di essere in viaggio per Berna, è ancora la vigilia della finale dunque tutto è stato solo un terribile incubo, ma poi deve prendere atto di essere arrivato a Budapest, invecchiato di un anno, senza alcuna partita da giocare per qualche giorno, e aggrappato alla propria tristezza si trascina verso l'attesa di nuove vigilie, sapendo benissimo dentro di sé che la vera partita si è davvero giocata e perduta, e che non ce ne sarà un'altra.