28 settembre

1926
Inizia il romanzo del Wunderteam

Nello stadio dello Sparta, a Praga, Cecoslovacchia e Austria si affrontano in un'amichevole di lusso, tra un anno inizieranno le partite della Coppa Internazionale, vanno messi a punto il gioco e le rose più affidabili. Sono molto giovani quelli che scendono in campo, c'è qualcuno all'esordio, i più hanno ancora poca esperienza in partite di questo tipo. Ma è gente che, di strada, ne farà parecchia. Pedatori che, di qui a qualche anno, saranno e saranno unanimemente considerati tra i migliori del mondo. Qualche nome? Beh, per esempio František Plánička, portiere dei cechi, al suo quarto gettone; Antonín Puč, punta di diamante dello Slavia, alla sua seconda presenza. Tra gli austriaci c'è il battesimo di un esile ventitreenne, gioca ancora nel Fussball-Klub Austria (di Vienna, naturalmente). Si chiama Matthias Sindelar, e ci mette meno di mezz'ora a far capire che non è e non sarà una meteora. Segna il gol del vantaggio, finirà due a uno per gli austriaci, e il romanzo del Wunderteam trova subito il suo filo conduttore. Hugo Meisl, in panchina, ha già la mente proiettata nel futuro.
Tabellino


1966
Vengo a prenderti stasera ...

Serata tiepida, sciopero dei mezzi pubblici, rivincita di Sunderland, niente tivù, o forse sì, campioni d'Italia (Inter) contro campioni sovietici (Torpedo), sfida affascinante, sedicesimi di andata di coppa, San Siro è bello pieno. Ma la partita è moscia, e nel primo tempo i russi beccano un palo. Partita dura, difficile. Nell'intervallo chiediamo a Monsù Poss un parere. "Le offensive dei neroazzurri sono state più incisive, mentre quelle dei sovietici hanno avuto un carattere più riservato. Comunque, l'impressione che ha lasciato questo primo tempo chiusosi in bianco è che la squadra moscovita non sia una di quelle alle quali sia possibile infliggere una quantità rilevante di punti". Già. Sono tosti. Poi nel secondo tempo i milanesi passano. Un autogol, certo, ma una bella azione, vero Monsù? "Sì. L'azione in sé era stata bella e meritevole ed era stata dovuta ad una fuga di Suarez che aveva concluso la sua azione con un bel centro; Mazzola aveva tirato, con un tiro né troppo forte né troppo preciso, e il portiere stava per impadronirsi della palla quando Voronin, combinazione uno degli uomini più in vista della squadra sovietica, venne ad interporre un piede sul tiro, deviandone la traiettoria fuori della portata del portiere sovietico" (foto). Troppi sovietici in campo, e il pallone è uno solo. In ogni caso, la sfida finisce qui. Ah no, c'è ancora un palo di Picchi (uno dei due pali difesi da Sarti, dunque un quasi-autogol). Impressione generale, Monsù? "L'impressione generale è che una rete di vantaggio non basti ai neroazzurri di Milano per superare il turno". Sempre ottimista, il turineis.