Gli occhiali di van Daele
Come avrebbe fatto Joop van Daele (foto) a vedere e centrare la porta, con un bel rasoterra da fuori area, se il solito gentiluomo dell'Estudiantes non avesse pensato di strappargli per tempo gli occhiali da vista, invitando qualche compagno di squadra a calpestarli e mandarli in frantumi? Avrà tirato alla cieca, certo, vada come deve andare. Doveva andare in porta e schiodare la partita. Così, reduce dall'infernale pareggio strappato alla Bombonera, il Feyenoord liquida lo squadrone argentino e si laurea campione del mondo. Bella stagione, quella dello Stadionclub, anche se uscirà da detentore al primo turno della coppa dei campioni per mano di un formidabile XI rumeno, l'UTI Arad. Pazienza. Intanto ad Amsterdam chissà come rosicano. E in alto i calici per van Daele, oscuro difensore, subentrato per caso dopo un'ora di gioco, destinato a oblìo eupallico senza quella prodezza; anche se, più famosi di lui, diventarono i suoi occhiali, popolari per la partita e per l'orribile canzone a loro dedicata da Luc Lutz: Het brilletje van Van Daele.
The Oleh Blochin show
Che gran giocatore era Oleh Blochin. Forza e velocità, tecnica e fantasia. Un campione. Qualcuno forse non ricorda quel che combinò al Bayern nella supercoppa europea del 1975. Al Bayern: lo squadrone traboccante di campioni del mondo, di fuoriclasse epocali. Tre gol in due partite, gli unici finiti nel tabellino a Monaco e a Kiev. Davvero speciale fu, però, quello segnato all'Olympiastadion nella gara d'andata. Siamo oltre l'ora di gioco, e l'ennesima offensiva dei tedeschi si spegne nella ben presidiata area ucraina. Blochin riceve il pallone nella propria trequarti, a sinistra, e in dodici secondi di scatti e souplesse, finte e controfinte, improvvisi cambi di direzione, spostamenti della palla dal sinistro al destro e viceversa, si trova praticamente a tu per tu con Sepp Maier, e con un rapido shoot - dritto e preciso - la mette nell'angolo opposto. Un capolavoro. Lui è il simbolo e l'anima del grande calcio proposto da Valerij Lobanovs'kyj, che in quella serata bavarese entrò nella storia del gioco, per non uscirne mai più.