3 ottobre

1973
Per il rotto della cuffia

Nello stadietto di Åtvidaberg ci sono più spettatori che abitanti, per vedere il Bayern dei ben noti satanassi. Già, perché la partita non dovrebbe avere storia. E' il primo turno di Coppa dei campioni, all'Olympiastadion è finita tre a uno per i bavaresi, il vantaggio - data la differenza che c'è fra le due squadre - non può che far dormire sonni tranquilli. Infatti Beckenbauer e compagni scendono in campo con la sicurezza di chi sa che anche nel diffuso torpore con cui viene affrontato il match per gli avversari non ci sarà scampo. Un corno. Gli svedesastri si avventano, e a meno di venti minuti dalla fine sono avanti di tre gol, con doppietta di Conny Torstensson (foto). Ovvero, clamorosamente qualificati. E' solo a questo punto che almeno Uli Hoeneß si sveglia, si veste, butta giù rapidamente un caffé e mette il gollettino che serve per trascinare la serata in lungo. Gli altri continuano a sonnecchiare, e si va ai calci di rigore. Passano i tedeschi, che arriveranno poi alla finale e alzeranno la coppa. Ma, nel profondo nord, hanno davvero rischiato di lasciare la pelle e la faccia. Nella stagione successiva, però, l'indemoniato Conny si trasferirà in Baviera
Tabellino | Highlights

1979
Il mesto ritorno del Milan in Coppa dei campioni

Sono trascorsi più di dieci anni. L'ultima apparizione a San Siro del Milan in Coppa dei campioni risale all'autunno del 1969. Ora, conquistata la stella e partito il Gianni, si torna sul palcoscenico. La compagnia di giro è però modesta. Al posto di Pierino c'è Chiodi, il numero nove è di Antonelli (nella foto), il dieci Romano; in panchina c'è Massimo Giacomini, il Paròn è salito in cielo da qualche anno. L'attacco è leggero a questi livelli; la difesa accettabile: c'è Albertosi, c'è il giovane Collovati, c'è Maldera, il terzino-cannoniere. La maglia numero sette, che fu di Hamrin, è sulle spalle di Novellino. Nei sedicesimi il sorteggio ha regalato il Porto, club ancora poco presente nella competizione. L'andata vede protagonista Albertosi, finisce a reti bianche e genera ottimismo. Dalle stelle alle stalle: è il vecchio portierone ad avere sulla coscienza l'errore che, a mezzora dalla fine, non dà scampo ai suoi. Una punizione non irresistibile di José Francisco Leandro Filho, detto "Duda", ricaccia il Milan in un Purgatorio dal quale si emanciperà solo alla fine del decennio successivo. Mestamente, le luci di San Siro si spengono.