Il disperato coraggio di Pyotr
Pyotr Grigoryevich Grigoryev (nato a San Pietroburgo nel 1899) fu tra i migliori attaccanti della sua epoca. Vinse alcuni titoli nazionali; selezionato per le prime (ufficiali e non ufficiali) partite della selezione sovietica, giocò fino a 40 anni, in diverse squadre - soprattutto di Leningrado - poi scomparse o ribattezzate. Morì durante l'assedio della città, il 12 novembre 1942. Così lo descrisse Michail Butusov, compagno di squadra e come lui sanpietroburghese: "un giocatore di enorme energia, idee brillanti, coraggio disperato".
1969
Ernst Happel serve l'antipasto
Ernst Happel non è uno che parla a sproposito. Oltretutto, i risultati parlano per lui. Perciò, quando dopo la partita dice che il Milan non è una grande squadra ma soltanto una squadra famosa, dice qualcosa di molto vicino al vero. Che il Milan sia una squadra famosa, va da sé. E' campione d'Europa, è il club guida della nazione che ha vinto l'ultimo titolo continentale, il suo capitano è l'ultimo ad avere alzato il pallone d'oro. Ma l'età dell'oro, appunto, volge al termine. San Siro non vuole arrendersi all'evidenza, e saluta l'uscita dal campo dei suoi beniamini con sonore bordate di fischi. Al termine di una partita che hanno vinto. Sì, hanno battuto il Feijenoord, campione d'Olanda, nell'andata degli ottavi di Coppa dei campioni. Uno a zero, un gol (magnifico) di Combin all'inizio e poi nient'altro. Forse perché Rivera si stira e abbandona il campo intorno alla mezz'ora; senza di lui, non c'è luce nel gioco dei rossoneri. La vecchia masnada si arrangia come può; non vede più palla, conserva il vantaggio, ma non è detto che basti per la rivincita al De Kuip. Happel ha servito solo l'antipasto.