18 novembre

1967
Esperimento, ma non troppo

A guardarla schierata, la nazionale che affronta la Svizzera al Wankdorf di Berna per una partita (moderatamente importante, vista la classifica) di qualificazione a Euro 68, è grosso modo quella che rivedremo in Messico. Ci sono otto dei titolari che affronteranno all'Azteca la Germania e il Brasile. Esordisce, qui, Boninsegna. Manca Mazzola, infortunato. C'è Armando Picchi. Rosato gioca da mediano - come avviene in campionato. Rosato mediano? Difensivismo puro!, sottolinea una parte della critica. Rivera fuori, nemmeno convocato. Le mezzali sono Juliano e De Sisti. Sulla panchina della Svizzera c'è Alfredo Foni (beh, inutile ricordare il suo curriculum). L'unico a essere contento che Rivera non giochi è lui, e lo dice senza mezzi termini ai giornalisti italiani. Beh, cosa succede poi? Che Rosato fa il terzino, che la Svizzera ci sovrasta, che come al solito sembra che l'Italia giochi con un uomo in meno. Picchio e Totonno non hanno fatto che saltare da un avversario all'altro, senza mai potersi preoccupare della costruzione. Le cose migliorano nel secondo tempo, ma solo le prodezze di Gigi Riva (un fantastico gol in rovesciata e un altro su rigore discutibile, che si procura con grande fisicità e altrettanta furbizia) ci consentono di uscire imbattuti da quell'arena dove, insomma, non sempre abbiamo ben figurato. Le nostre magagne sono sempre lì: a centrocampo. Vale la pena di rinunciare al talento sostituendolo con minor talento ma senza il necessario dinamismo? 


1981
Il calcio piazzato

Non ha mai fretta Monsieur Michel, quando il pallone si ferma e lui può sistemarlo poco fuori dell'area di rigore: è, in assoluto, la situazione che preferisce. In quel momento, lui è al centro del palcoscenico. Sa che tutti si aspettano un colpo di genio, una magia, un illusionismo. E' uomo di spettacolo, indugia e assapora il silenzio che cala sullo stadio, lascia che si protragga per qualche lunghissimo istante. In quel tempo fermo, in quella sospensione della realtà, gli avversari iniziano a interrogarsi. Il portiere, per esempio, dubita di avere sistemato male la barriera. Forse un poco a destra, forse troppo a sinistra. Con pochi uomini, o forse con troppi. Loro, quelli in barriera, sono i più tranquilli. Dovranno solo stare fermi. Sanno che, comunque, non gli arriverà addosso una cannonata, Monsieur Michel predilige morbidi tocchi e gentili palombelle. Gli altri, quelli rimasti in movimento, sono preoccupati. Precipitano nell'incertezza, e sulla posizione da tenere cambiano idea in continuazione, temono sempre di avere scelto quella sbagliata. Il più esperto di tutti, il più intelligente di tutti è senz'altro Ruud Krol, il capitano. Infatti lì per lì sembra stia facendo la cosa giusta: andare a coprire la porzione dello specchio di porta nascosto dalla barriera. Se Platini cerca di colpire la sfera per farle scavalcare le transenne, lui ne interromperà la traiettoria. L'olandese si sposta lentamente, quasi di soppiatto, forse credendo che il tiratore non lo veda, non capisca, e finisca per mirare proprio lì, un tiro che sarebbe innocuo. La paura evaporerebbe, il pubblico manifesterebbe una grande delusione e non sosterrebbe più la propria squadra con lo stesso vigore. Monsieur Michel, però, ha questa qualità: se non vede, intuisce. Le sue intuizioni anticipano sempre di anni luce le mosse degli avversari. Ecco che si muove. Con la maglietta fuori dai calzoncini, il suo baricentro sembra ancora più basso. Anche Krol esibisce da sempre lo stesso look, ma è altissimo, e così sembra ancora più alto.
Il tiratore ha colpito il pallone.
Di interno destro, come al solito. Quale traiettoria avrà impresso alla parabola? Ora lo scopriremo. Intanto, però, tratteniamo il respiro.

Francia-Olanda: Cineteca
Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera