20 novembre

1971
Dall'arrosto al fricandò

La metafora è di Arpino, ed è applicata alla formazione che nonno Valcareggi intende mettere in campo all'Olimpico contro l'Austria. In particolare: chi, tra De Sisti "piede corto" e Benetti il portatore di palla saprà innescare con lanci lunghi il trio d'attacco Prati-Boninsegna-Riva? Si inventi qualcosa: "il resto è silenzio, educato sbadiglio, attesa del futuro". Che entusiasmo, vero? Passiamo a Palumbo. Ancora peggio. Partita inutile, perché l'Italia si è già qualificata per i quarti di finale dell'europeo; non c'è interesse per il risultato; la formazione non è nemmeno sperimentale (però ci sono alcuni esordienti: Roversi, Santarini, poi forse anche Claudio Sala), è solo rimaneggiata (non ci sarà Mazzola, non ci sarà Rivera, non ci sarà nemmeno Corso). "E' bene dirsi subito la verità: da qualunque aspetto la si guardi e la si giudichi, questa partita con l'Austria non riesce ad avere un aspetto valido sul piano collettivo. Quale attrattiva può avere, del resto, nel gioco del calcio, una partita in cui non conti il.risultato, che è il succo d'ogni sfida, il motivo per cui allo scadere del novanta minuti c'è gente che s'inebria  felice ed altra che s'incupisce, c'è chi scende nelle strade a far festa e chi si barrica  malinconicamente dentro casa?". Giusto. Questo sì è aiutare la causa dell'incasso e quella dello share. In effetti crediamo che nessuno sia poi andato allo stadio o abbia visto in tivù quella partita. Perché non farlo oggi?
Cineteca


1974
L'ultimo dei Mohicani

E' sempre Bonimba ad illuderci. Mai, forse, l'Italia aveva varcato i confini con la sola prospettiva di limitare i danni, di sottrarsi (se possibile) a umiliazione e derisione. Si andava al De Kuip, per affrontare la paurosa Arancia Meccanica. E ci si andava con gente del tutto inesperta, pedatori che avevano - forse - appena assaggiato il calcio internazionale in qualche ottavo o sedicesimo di coppa (gente come Rocca, Roggi, Zecchini, Orlandini); con antiche e mai del tutto mantenute promesse, come il ripescato Iuliano di Napule; con talentuosissimi virgulti, come Giancarlo Antognoni. Della vecchia guardia, solo Zoff e Anastasi, e naturalmente Bonimba - giubilato da zio Ferruccio: ma quanto sarebbe stato utile, in terra tedesca. Ricambio generazionale, del quale si prendeva la responsabilità Fuffo Bernardini, antico teorico del 'sistema' (pragmaticamente intepretato) e amante dei 'piedi buoni'. Così l'unico, glorioso messicano sopravvissuto alla mattanza segna il primo gol di quella serata, un'inzuccata nell'angolino basso, la sfera sgusciata come saponetta dalle mani di Jongbloed. Un gol illusorio, naturalmente. "Come hai osato?", pensa Johann Cruijff, guardando in cagnesco il pallone o il portiere. Gli olandesi non faticarono molto a rimettere il match sui binari previsti. Ma vinsero solo tre a uno. Anche per Bonimba, l'ultimo dei Mohicani, era venuta l'ora della pensione azzurra.
Cineteca