21 dicembre

1977
Nella gelida notte di Liegi

Prima di Natale, prima di chiudere l'anno a San Silvestro sui campi ghiacciati con le loro squadre di club, gli azzurri vanno a Liegi, c'è da onorare un impegno con il Belgio, loro recente bestia nera. Il Vecio può profittare dell'occasione - e della distrazione generale - per fare qualche esperimento. Per esempio: Bettega è appannato, la coppia degli attaccanti titolari prevede accanto a lui Ciccio Graziani, ma perché non provare invece il ragazzino della Juve momentaneamente a Vicenza, il capocannoniere del campionato, quel signor nessuno in piena maturazione dal nome qualunque, e chi può passare più inosservato in Italia di uno che si chiama così? Lui e magari qualche altro giovinastro che abbia voglia di mettersi in mostra, tipo Scirea o Manfredonia o anche Patrizio Sala, per dire. Così accade, infatti. Di fronte a poche migliaia di spettatori paganti (quasi tutti connazionali), nella gelida notte di Liegi esordisce il futuro Pablito e l'Italia azzecca una vigorosa partita di "calcio moderno" (dicono le cronache), portandola a casa grazie a un calcio franchissimo di Antognoni, il perugino di Firenze, finalmente uscito dal bozzolo. "Questa squadra", scrisse Arpino, "ha dimostrato di sapersi levare il biberon dalle labbra e di far gioco nuovo, fresco, in certi attimi persino affascinante". Vero, una squadra che affascinerà il mondo intero, di lì a qualche mese. Ma che vincerà solo quando smetterà di guardarsi allo specchio.
Tabellino | La botta di Antogno