4 gennaio

1902
William 'Willie' Dunning

In questo triste giorno mancò, a Southampton, William 'Willie' Dunning, grande portiere del Celtic e dell'Aston Villa, scozzese. Aveva meno di quarant'anni. E meno di dieci erano trascorsi da una sua ragazzata, che fu però all'origine di una correzione del regolamento sulla battuta dei penalties. Accadde il 12 settembre 1892 a Stoke, quando mancavano pochi minuti alla fine del match tra Villans e Stoke City. L'arbitrò assegnò un rigore ai padroni di casa: difficile stabilire se la punizione fosse ragionevole o no, meritata o spropositata, e nessuno se lo può ricordare. Dunning ebbe un gesto di rabbia, la sua squadra stava vincendo e rischiava di essere raggiunta proprio all'ultimo istante. Calciò il pallone fuori dal campo, il più lontano possibile. Le ricerche del cuoio si protrassero senza successo oltre il 90°, e l'arbitro mise fine alla partita. "Così non va bene", tuonarono gli emeriti pensatori della Football Association. "D'ora in poi, il penalty va calciato, anche se il pallone dovesse ricomparire a distanza di qualche decennio" (la loro misura del tempo iniziava già allora a essere questa). Non si può usare il pallone di riserva? Chiese qualcuno. I pensatori della Football Association si chiusero nel comune pensatoio, vi trascorsero alcune ere geologiche, e la risposta ufficiale deve oggidì ancora pervenire.
Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera


Salvataggio sulla linea
di Giovannini (Inter, n° 5)
1953
Decolla il catenaccio di Foni

Battendo a San Siro la Juventus con reti di Lorenzi e Skoglund, l'Inter surclassa i rivali di sempre (detentori del titolo) e si avvia a vincere il suo primo scudetto del dopoguerra. Alfredo Foni impone il catenaccio, e incanta gli appassionati di strategia - mentre inorridiscono gli esteti. Come gioca, dunque? Lo chiediamo a Monsù. "Non cerca di brillare, e non brilla. Giuoca per vincere. E per vincere, comincia a studiarsi di non perdere, mantenendo il giuoco a metà campo, costituendo uno sbarramento difensivo che sia in grado di far fronte ad ogni difficoltà che gli possa creare l'avversario". Addormenta l'avversario, lo ammansisce anzi, e poi colpisce. Non è tattica votata alla sola difesa e alla demolizione del gioco altrui: è "prudenza elevata a sistema". That's all folks! 
Tabellino | Video (Settimana Incom, 9 gennaio 1953)


1959
Indecenti invasioni

Dicono le cronache del tempo che nel secondo tempo, dopo un quarto d'ora di gioco, improvvisamente "un tifoso, alla testa d'una piccola pattuglia di facinorosi", abbia invaso il campo. Un commando all'assalto. Obiettivo della missione è l'arbitro: una pagnotta sul volto e poi intervengono le forze dell'ordine. Dove è accaduto il misfatto? All'Olimpico, durante quella che era ritenuta tra le più tranquille partite della giornata di campionato: Roma- Alessandria. Ma mica finisce subito. Nasce la solita 'indegna gazzarra', nella quale chi cercava di riportare la pace menava più di tutti. E va beh, scene (quasi) consuete. Le stesse cronache sostengono che gli alessandrini avessero giocato duro - ed è un eufemismo. Anche dopo che erano passati in vantaggio. A ogni modo, finisce la rissa, il gioco riprende e la Roma pareggia. Risultato sub judice, come si usa dire? Si spera che l'arbitro (Francesco Guarnaschelli, di Pavia) dica qualcosa, e qualcosa la dice: "La partita l'ho terminata regolarmente al 48°. Quanto al suo risultato tecnico è una cosa che mi vedrò io". Non resta che attendere decisioni ufficiali. Col senno di poi, si potrà dire che anche la carriera arbitrale di Guarnaschelli si conclude al 48° di Roma-Alessandria, il 4 gennaio 1959. Nel frattempo, tre cittadini della capitale trascorreranno la nottata nel quartiere di Trastevere, a Regina Coeli.
Tabellino | Video (provenienza ignota)