I declinanti Boemi
"Per coloro che serbano nella memoria il ricordo del giorno in cui i Boemi ci batterono a Praga per l'impressionante marcatura di cinque a uno, torna ovvia la constatazione che il giuoco svolto ieri dai compagni di Kada appaia al confronto decaduto di tutta una classe".
Monsù, il paragone con una partita di sei anni fa non è un po' azzardato? In fondo, li abbiamo anche battuti, nel frattempo ...
"L'edizione attuale di squadra è pallida, sbiadita ed incolore rispetto a quella di un tempo. Gli uomini sono su per giù ancora i medesimi, ma la voce del cantore non è più quella. L'arresto della palla permane magistrale, e la tendenza a tenere il giuoco a terra continua ad essere una delle caratteristiche spiccate, come marcato è tuttora il senso dell'ordine nelle azioni e la capacità del piazzamento".
Ma? Perché allora ne hanno beccati quattro?
"Ma la velocità se n'è andata, le idee non sono più chiare, la potenza è scomparsa. Kada per il primo".
Kada? Intende alludere a Karel Pešek (foto), colonna dello Sparta ormai quasi trentacinquenne e che preferisce l'hockey al football?
"Kada per primo, il capitano e centro di seconda linea, colui che fu forse il miglior uomo che l'Europa calcistica abbia prodotto nel dopoguerra nella sua posizione, ha perduto quella personalità, quei tratti marcati od energici che tanto lo facevano emergere in passato. Il biondo mediano parve ieri ad un certo punto della partita come sfiancato ed abbattuto dallo sforzo".
Ei fu, certo. Vittorio Pozzo preferisce non esaltare la vittoria dei suoi, che tornano in corsa per la conquista della Coppa Internazionale. Rossetto, la punta di diamante del Toro, finalmente esplode. Tripletta, ma questa è la sua penultima presenza in azzurro. Sta per arrivare Peppino Meazza, che già in questo campionato 1928-29 (l'ultimo prima del 'girone unico') compie sfracelli nell'Ambrosiana; e quando arriverà, la storia del calcio italiano cambierà definitivamente.
Monsù, il paragone con una partita di sei anni fa non è un po' azzardato? In fondo, li abbiamo anche battuti, nel frattempo ...
"L'edizione attuale di squadra è pallida, sbiadita ed incolore rispetto a quella di un tempo. Gli uomini sono su per giù ancora i medesimi, ma la voce del cantore non è più quella. L'arresto della palla permane magistrale, e la tendenza a tenere il giuoco a terra continua ad essere una delle caratteristiche spiccate, come marcato è tuttora il senso dell'ordine nelle azioni e la capacità del piazzamento".
Ma? Perché allora ne hanno beccati quattro?
"Ma la velocità se n'è andata, le idee non sono più chiare, la potenza è scomparsa. Kada per il primo".
Kada? Intende alludere a Karel Pešek (foto), colonna dello Sparta ormai quasi trentacinquenne e che preferisce l'hockey al football?
"Kada per primo, il capitano e centro di seconda linea, colui che fu forse il miglior uomo che l'Europa calcistica abbia prodotto nel dopoguerra nella sua posizione, ha perduto quella personalità, quei tratti marcati od energici che tanto lo facevano emergere in passato. Il biondo mediano parve ieri ad un certo punto della partita come sfiancato ed abbattuto dallo sforzo".
Ei fu, certo. Vittorio Pozzo preferisce non esaltare la vittoria dei suoi, che tornano in corsa per la conquista della Coppa Internazionale. Rossetto, la punta di diamante del Toro, finalmente esplode. Tripletta, ma questa è la sua penultima presenza in azzurro. Sta per arrivare Peppino Meazza, che già in questo campionato 1928-29 (l'ultimo prima del 'girone unico') compie sfracelli nell'Ambrosiana; e quando arriverà, la storia del calcio italiano cambierà definitivamente.
1953
Il Pelé bianco
Nasce, a Rio de Janeiro, Arthur Antunes Coimbra 'Zico'. Crescerà poco, di statura; ma avrà piedi e intelligenze raffinate. E così diventerà uno dei pedatori più famosi e aprezzati del mondo; leggenda del Flamengo, la cui maglia portava già nella culla. "Un direttore di partite. Gli hanno dato la maglia numero 10 di Pelè e se l'è infilata senza problemi: aveva un'autorità da grande. Un tipo sensazionale e un giocatore fantastico" (Diego Armando Maradona).
Il modernizzatore
Si spegne, ad Aalst (non lontano da Bruxelles), Marinus Jacobus Hendricus Michels. Cresce nell'Ajax, di cui fu centravanti tecnicamente modesto ma di grande energia e buone abilità realizzative. Degli ajacidi diviene poi, come si sa, l'uomo chiave. Lancia Johann Cruijff, e costruisce una macchina perfetta: anzi, un capolavoro. Quando, parlando della storia del calcio, si affronta il capitolo del calcio totale, si parla soprattutto di lui. Di questa lunga storia, è un titano.