Un serial killer, degno di Simenon.
La preistoria del football internazionale è poesia dei numeri primi.
L'antipatico
Nasce, a Viareggio, Marcello Lippi. Giocatore discreto, allenatore di grande successo. Trionfi nella Juve, e il quarto titolo mondiale con l'Italia. Un grande, senza dubbio. Ma anche un grande antipatico. Una primadonna, a scapito dei suoi giocatori. Ma anche uno senza peli sulla lingua. Come quando non riusciva a cavare un ragno dal buco, allenando la Beneamata. Era il 2 ottobre del 2000, e l'Inter aveva buscato a Reggio Calabria: "se fossi il presidente manderei via subito l'allenatore, poi chiamerei i giocatori e li attaccherei tutti al muro e gli darei dei calci in culo a tutti". Un ruvido gentleman.
Un partido para olvidar
Strana formula, quella escogitata per la Primera División 1986-87. Le prime sei classificate si portano dietro i punti conquistati e rigiocano tutto in un nuovo girone de la muerte. Iniziano Real e Barça al Bernabéu. Sono divise da un solo punto. "El Barça fue recibido con una fuerte pitada, pero al final los reproches fueron compartidos por ambos equipos al ritirarse del campo" (Mundo Deportivo). Già. El Clásico finisce a reti bianche: evento rarissimo. In sostanza, "un partido para olvidar".