Lupi affamati
Al Crystal Palace doveva essere una formalità. Epilogo di FA Cup scontato: da un lato il Newcastle, club dominante, campione d'Inghilterra non ancora scalzato, alla terza finale (le precedenti perse) in pochi anni; dall'altro il Wolverhampton, modesto undici di centro-classifica della Seconda divisione. I Wolves arrivano in fondo anche grazie a sorteggi favorevoli: una sola squadra di First sul loro cammino, il Bury, al secondo turno. Per i Magpies è stata una navigazione più ardua, ma relativamente. Insomma: il pronostico è chiuso, e naturalmente viene ribaltato. Tre a uno. Rete decisiva di William Ewart "Billy" Harrison, interno destro, leggenda del club. Non perciò i Wolves decollarono. Torneranno sulla scena della Prima divisione solo nei 1930s.
Il moltiplicatore di miracoli
Si compie, con una vittoria sul campo dell'Ipswich Town, il primo tratto della clamorosa traiettoria disegnata dal Nottingham Forest alla fine dei 1970s. Il titolo di campione d'Inghilterra è matematicamente in tasca, e lo scontro diretto col Liverpool del 4 maggio sarà solo una festosa passerella. Bene. I Tricky Trees arrivavano dalla Seconda Divisione; e, dunque, quello di Brian Clough (statua) fu un autentico miracolo. E miracolo genera miracoli: grazie a quel solo (e isolato nella storia del club) titolo, arriveranno in sequenza due Coppe dei campioni e una Supercoppa d'Europa. La bacheca del club è (quasi) tutta qui.
Non possiamo neanche dire che hanno segnato in fuorigioco
Il Meazza è stracolmo di gente arrabbiata. Sono i tifosi (ultras e non) milanisti, che si reputano defraudati dello scudetto e hanno voglia di farlo sapere esponendo chilometri di striscioni (foto). Chissà se hanno visto la partita. La partita è quella di ritorno della finale di Coppa Italia, certo non è che stuzzichi l'appetito, anche perché la Juve di questi tempi non è quella gran cosa, l'andata è finita senza gol, figuriamoci se i rossoneri non ne segnano almeno uno anche in novanta, anche in centoventi minuti. Beh, non solo rimangono all'asciutto, ma sono così distratti e furenti che finiscono subito nella trappola che erano soliti tendere agli avversari. Sulla verticalizzazione di Marocchi scatta Galia, che è in posizione regolare e uccella Giovanni Galli con un tocco in controtempo di intelligenza notevole. "Alle 17.35, quando mancano dieci minuti alla fine, a centinaia i rossoneri, lividi e cupi, lasciano gli spalti. Quelli che scendono dopo che sul grande schermo compare la Coppa Italia nelle mani di Zoff, riempiono le scale di silenzio. Cinque minuti trascorrono prima che un ragazzo la butti sul ridere: E adesso? Non possiamo neanche dire che hanno segnato in fuorigioco. Accennano un sorriso i suoi amici, ma gli altri restano torvi" (Piero Colaprico, La Repubblica).
Tito
Non brillò particolarmente, come calciatore. Prometteva però di diventare un ottimo allenatore, crescendo alla scuola del Barça; era stato designato successore del Pep. Un'eredità pesante. L'incurabile male gli ha portato via tutto ciò che poteva avere e che poteva dare. Francesc ('Tito') Vilanova i Bayó se n'è andato, non aveva ancora cinquant'anni.
- Vedi anche le partite del 25 aprile in Cineteca