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La stretta e ferrea logica del football
Sì, è stata forse la più famosa partita di quel secolo. Esattamente a metà del secolo, quasi a marcare una linea. Prima e dopo. Ma certo, non è che il calcio sia cambiato quel giorno. E' cambiato il Brasile, sì. Il Brasile: perse al Maracanã una partita che gli sarebbe bastato pareggiare, per vincere la Coppa del mondo. Sembra impossibile, vero? Non è così. Quella vittoria in rimonta della Celeste appartiene alla più stretta e ferrea logica del football. I brasiliani avevano di fronte rivali non inediti, «che conoscevano a meraviglia le finte prodigiose di Ademir, i funambolismi di Jair, il dribbling ubriacante di Zizinho, le serpentine velocissime di Bauer» (L. Boccali): nelle maglie difensive dell’Uruguay si incagliò il temuto e dinamitardo quintetto avanzato del Brasile. La Seleçao attaccò sgangheratamente, innervosendosi col trascorrere dei minuti, sempre più annebbiata dall'ossessione di non riuscire a far sua la partita, schiacciata dagli umori mutevoli di una folla immensa: l'incredulità, l'isteria collettiva, la disperazione, la fine di un sogno, la sconfitta imprevista. La sconfitta impossibile. Il silenzio. «Nel momento in cui i giocatori avrebbero avuto maggiormente bisogno del Maracanã, il Maracanã rimase in silenzio. Non si può affidare se stessi ad uno stadio di calcio» (Francisco Buarque de Hollanda)".
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La potenza calcistica sovietica
Finalmente l'Unione Sovietica misura la propria potenza calcistica con quella di altre potenze in una competizione ufficiale.
D'accordo, è solo il torneo olimpico, il calcio alle Olimpiadi (ora che riprende con cadenza normale la Coppa del mondo) viene giocato solo dai dilettanti, ma non tutti i paesi che vanno (calcisticamente parlando) per la maggiore hanno club di pedatori professionisti. L'Ungheria, per esempio. La Jugoslavia, per esempio. Si può dire a Puskás: "sei un dilettante"? Se lui pensa che ci sia un doppio senso, si innervosisce e ti fa otto gol in mezzo minuto.
A ogni modo, baffone decide che a Helsinki ci deve andare anche una squadra di calcio, ed è ovvio che questa squadra di calcio abbia l'obbligo - politico e morale - di vincere il torneo. Per mostrare al mondo cosa sia la civiltà socialista e per propagandarne la superiorità.
L'occidente trema dalla paura. I bulgari no - si parla dei bulgari perché al primo turno il sorteggio fu abilmente pilotato; che le squadre d'oltrecortina inizino a scannarsi tra di loro, poi si vedrà.
I bulgari trascinano lo squadrone rosso ai supplementari, e vanno addirittura in vantaggio. Poi si fanno rimontare, e nessuno può affermare con sicurezza che fu solo una banale vicenda agonistica.
D'accordo, è solo il torneo olimpico, il calcio alle Olimpiadi (ora che riprende con cadenza normale la Coppa del mondo) viene giocato solo dai dilettanti, ma non tutti i paesi che vanno (calcisticamente parlando) per la maggiore hanno club di pedatori professionisti. L'Ungheria, per esempio. La Jugoslavia, per esempio. Si può dire a Puskás: "sei un dilettante"? Se lui pensa che ci sia un doppio senso, si innervosisce e ti fa otto gol in mezzo minuto.
A ogni modo, baffone decide che a Helsinki ci deve andare anche una squadra di calcio, ed è ovvio che questa squadra di calcio abbia l'obbligo - politico e morale - di vincere il torneo. Per mostrare al mondo cosa sia la civiltà socialista e per propagandarne la superiorità.
L'occidente trema dalla paura. I bulgari no - si parla dei bulgari perché al primo turno il sorteggio fu abilmente pilotato; che le squadre d'oltrecortina inizino a scannarsi tra di loro, poi si vedrà.
I bulgari trascinano lo squadrone rosso ai supplementari, e vanno addirittura in vantaggio. Poi si fanno rimontare, e nessuno può affermare con sicurezza che fu solo una banale vicenda agonistica.
[Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera]
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À la guerre comme à la guerre
Insomma, è chiaro che - a parte il Brasile e il Cile, per diversi motivi - le sudamericane non sono venute in Inghilterra per distribuire fiori e aranciate agli squadroni europei.
L'Argentina, per dire, le ha studiate tutte pur di insabbiare i panzer teutonici sul prato di Villa Park, costringendo Schön a spostare Schnellinger nella posizione di Beckenbauer - e si indovinerà facilmente l'esito della mossa e il suo indice di genialità. Del resto, Juan Carlos Lorenzo è uno che ha girato il mondo, da pedatore e da allenatore, e ne sa una più del demonio. Sa anche che, in certi casi, non conviene (come vorrebbe l'etica) dare il buon esempio; se c'è una rissa, può essere conveniente renderla ancora più aspra.
Il match finisce zero a zero, e non è stato uno spettacolo. L'unica vera emozione si vive quando, giustamente, l'arbitro decide di cacciare Rafael Albrecht (foto), roccioso difensore del San Lorenzo de Almagro. L'energumeno ha mollato una castagna a Wolfgang Weber, e la palla era abbastanza lontana. Nulla da dire.
Solo che lui (Albrecht) non ne vuol sapere di uscire, si sta divertendo un mondo, non capita tutti i giorni di far baraonda a quel modo. Ecco: Juan Carlos Lorenzo ha capito che non è proprio il momento di calmare gli animi. Anzi. Esorta il suo giocatore a restare in campo. Questo sì, è vero fair-play.
"Ho agito in quel modo per incoraggiare i miei ragazzi a tenere duro, a resistere fino in fondo. Mancavano 25' ed i tedeschi assomigliavano a paracadutisti in azione nell'ultima guerra", dirà.
Ah beh, se è così, allora à la guerre comme à la guerre.
CinetecaL'Argentina, per dire, le ha studiate tutte pur di insabbiare i panzer teutonici sul prato di Villa Park, costringendo Schön a spostare Schnellinger nella posizione di Beckenbauer - e si indovinerà facilmente l'esito della mossa e il suo indice di genialità. Del resto, Juan Carlos Lorenzo è uno che ha girato il mondo, da pedatore e da allenatore, e ne sa una più del demonio. Sa anche che, in certi casi, non conviene (come vorrebbe l'etica) dare il buon esempio; se c'è una rissa, può essere conveniente renderla ancora più aspra.
Il match finisce zero a zero, e non è stato uno spettacolo. L'unica vera emozione si vive quando, giustamente, l'arbitro decide di cacciare Rafael Albrecht (foto), roccioso difensore del San Lorenzo de Almagro. L'energumeno ha mollato una castagna a Wolfgang Weber, e la palla era abbastanza lontana. Nulla da dire.
Solo che lui (Albrecht) non ne vuol sapere di uscire, si sta divertendo un mondo, non capita tutti i giorni di far baraonda a quel modo. Ecco: Juan Carlos Lorenzo ha capito che non è proprio il momento di calmare gli animi. Anzi. Esorta il suo giocatore a restare in campo. Questo sì, è vero fair-play.
"Ho agito in quel modo per incoraggiare i miei ragazzi a tenere duro, a resistere fino in fondo. Mancavano 25' ed i tedeschi assomigliavano a paracadutisti in azione nell'ultima guerra", dirà.
Ah beh, se è così, allora à la guerre comme à la guerre.
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