Peppino a Helsinki
Non era mai andato cosi lontano: una gita a Helsinki, con soste a Berlino e a Riga. A Tallin il traghetto, quattro ore di mare, i più giovani hanno fatto brutte figure. Che posto strano, la Finlandia, il sole non tramonta mai. La partita. Doveva essere una passeggiata, a sentire i nordici, ma non è stata così. Tre a due, tripletta di Silvione Piola, trenta partite consecutive senza sconfitte, ma ormai "nessuno regala nulla alla squadra italiana" (Monsù Poss). Insomma, una bella scampagnata, ora si torna e si va in vacanza; anzi in viaggio di nozze, tra qualche giorno il Peppin legittimamente convola. Già: sono gli ultimi giorni di vita tranquilla. Il matrimonio, poi il "piede gelato", poi la guerra, poi (addirittura!) il Milan. Se ricordiamo questa partita, è perché fu l'ultima che Peppino Meazza giocò con la maglia azzurra. Ma nessuno, allora, poteva saperlo.
Tabellino
La partita che fu un atto politico dello Stato
Olympic Games 1952. Qual è lo stato d'animo dei pedatori sovietici prima dell'atteso match con la Jugoslavia? Lo si può immaginare, se è vero quel che raccontò un giornalista della Pravda: "Alla nostra ambasciata arrivò un telegramma firmato I. V. Stalin, nel quale egli spiegava ai nostri calciatori la portata della responsabilità che incombeva sulle loro spalle. Il compito loro affidato era di natura politica. Nel telegramma si ricordava lo stato delle relazioni tra URSS e Jugoslavia. La partita che li attendeva non rappresentava semplicemente un evento sportivo, ma assumeva il significato di un atto politico dello Stato". Altro che 'spirito olimpico'. Insomma, i rossi sono obbligati a vincere. Non ci riescono. Ma sono protagonisti ugualmente di una specie di miracolo: rimontano quattro gol di svantaggio nell'ultima mezz'ora, e si guadagnano una seconda possibilità. Cinque a cinque e, dicono tutti, è stata la partita più incredibile del Novecento.
Spettatori non paganti
Il giorno dopo il funesto, inaspettato, incredibile, inaccettabile, insopportabile, inesplicabile, inimmaginabile naufragio della corazzata azzurra sullo scoglio coreano, il paese è in subbuglio. Lutto nazionale. Il più lucido è Vittorio Pozzo: "ci vuole un po' di coraggio per dichiararsi sorpresi da quanto avvenuto". Le Camere forse rimangono aperte, ci sono varie interrogazioni presentate da deputati e senatori di tutti gli schieramenti, nessuno (o quasi) escluso; quali sono le ragioni degli "umilianti risultati che hanno sollevato una vastissima ondata di deludente amarezza all'interno e posto il mondo sportivo italiano in condizioni di estremo disagio all'estero"? Dovrebbe rispondere il Ministro del Turismo e dello Spettacolo - in effetti, gli azzurri hanno fatto i turisti in Inghilterra, ma di spettacolo ne hanno dato pochissimo. Il tema di fondo è sempiterno: non è che questi nostri modestissimi pedatori guadagnano troppi quattrini? Lo scafato Franco Evangelisti (foto), onorevole democristiano di stretta osservanza andreottiana e presidente dell'Associazione Sportiva Roma, dal canto suo, minaccia una anti-interrogazione, il Ministro non dovrebbe rispondere ai "vari parlamentari che, da spettatori non paganti, si sono improvvisamente eretti a censori e moralizzatori". E come dargli torto, in fondo? Chist'è o paese d' 'o sole, chist'è o paese d' 'o mare.
- Vedi anche le partite del 20 luglio in Cineteca