19 luglio

1966
Che serata!

Maledizione! Fabbri non ha ancora deciso la formazione, fa pretattica, non vuole dire chi va in campo stasera contro i coreani, litiga coi giornalisti, mi tocca persino leggere sul giornale che Rivera potrebbe non rientrare, è messo in alternativa a Rizzo (ma si può?), mentre invece gli altri sono addirittura sicuri di vincere. Non pensavo gli orientali fossero così sbruffoni. Non scherziamo. Diretta sul primo, già. Peccato che ci siano quattro partite e trasmettano solo questa. Ah, a proposito di televisione, ho letto anche che ad Offenbach (dove diavolo sarà?) un tifoso tedesco di trentatré anni si sarebbe impiccato perché un guasto del suo apparecchio gli ha impedito di vedere Inghilterra-Uruguay, la partita inaugurale. In effetti non c'è da fidarsi troppo, le immagini vanno e vengono, tuttavia a me non sarebbe mai venuto in mente di protestare con un gesto così estremo, chissà cosa c'era sotto in realtà. L'unica seccatura è che dovrò provare a sintonizzarmi sulla svizzera italiana per vedere il Brasile, anzi il Portogallo (bella squadra!), per fortuna loro la trasmettono, cronaca registrata alle 23 perché prima devono diffondere la partita della Svizzera, spero di riuscire a non addormentarmi, può essere che ai quarti ci capiti l'Ungheria, ma potremmo anche giocare contro il Portogallo o contro il Brasile, sarebbe uno spettacolo. Che serata!


2004
Carlos Antônio Dobbert de Carvalho Leite

Si spegne, a Rio de Janeiro, Carlos Antônio Dobbert de Carvalho Leite. Fu un idolo del Botafogo. Prima di Garrincha. Prima di Quarentinha. In anni lontanissimi, i 1930s, e a forza di gol portò il Fogão a vincere molti titoli, segnando un'epoca. "Il Botafogo rappresenta tutto per me. Alla fine ho giocato solo nel Botafogo e ne porto gran vanto. E ancora di più per aver contribuito a interrompere una carestia di vittorie". Fu proprio Carvalho Leite a indossare la maglia numero nove, quando la Seleçao vinse la sua prima partita nella prima Coppa del Mondo, al Centenario di Montevideo, il 20 luglio 1930, contro la Bolivia; purtroppo - per lui e forse anche per il Brasile - non gli vennero mai concesse altre opportunità.
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