27 luglio

1930
El empatador olimpico

Come ogni grande squadra, anche l'Uruguay del 1930 aveva il suo goleador. Si chiamava Pedro Cea, giocava nel Nacional di Montevideo e faceva parte della Celeste da diversi anni. Aveva la particolare capacità di materializzarsi davanti alla porta avversaria nei momenti di difficoltà, quando la sua squadra era in svantaggio. Di qui il sostantivo nel suo soprannome; l'aggettivo specifica come le imprese eponime risalissero alle Olimpiadi di Amsterdam e di Parigi, quando in alcune delicate partite l'Uruguay si era trovato costretto a risalire dalla vertigine di una possibile sconfitta. Ci pensava lui, Pedro Cea: palla in rete, dunque palla al centro e la partita cominciava daccapo. Ovviamente, si divertiva a battere i portieri anche in situazioni meno drammatiche. Per esempio, nella semifinale della Coppa del mondo realizzò una tripletta contro la Jugoslavia, e poiché l'Argentina aveva vinto sei a uno contro i modesti pedatori americani, era bene che la Celeste si qualificasse per la finale con un risultato identico a quello dei rivali: chi meglio di Pedro Cea poteva brillare in quella circostanza? Sei a uno alla Jugoslavia. Palla in rete, palla al centro.
Cineteca


1976
Da Monaco a Toronto

Sono passati poco più di due anni da quando polacchi e brasiliani si erano disputati il terzo posto al mondiale tedesco: un antipasto della finale vera, che si giocò, il giorno dopo, nel medesimo stadio. La rimpatriata è a Toronto, è la semifinale del torneo olimpico di football, un'attrazione minore nei giochi. Ma pur sempre la prima competizione calcistica di un certo prestigio ospitata dal Canada. La Polonia è grosso modo la stessa, un undici impastato con molti campioni, tra i migliori di quel torno di anni; la Seleçao è invece composta di gente sconosciuta e che tale, a livello internazionale, rimarrà, con due soli eccezioni: Edinho e Junior. Giocavano entrambi in difesa ma, si sa, erano centrocampisti puri - o quasi. Specialmente in contropiede, venivano infilati con una certa facilità. Poteva forse il centravanti coi baffi, Andrzej Szarmach (foto), lasciarsi sfuggire una così ghiotta occasione? Certo che no. Un gol fortunoso e uno di classe, a concludere una 'ripartenza' vertiginosa, pennellando di esterno-punta un lob pigro e beffardo.