6 luglio

1929
Formidabili uragani ciclonici a Praga

Nell'estate del 1929 si disputa la terza edizione della Mitropa Cup: la 'Coppa dell'Europa Centrale'. Rimpiazzando i club della Jugoslavia, sono ammesse alla competizione le squadre italiane. Partecipano Juventus e Genoa. La formula è semplice: eliminazione diretta, gare di andata e ritorno. L'apparizione dei rossoblu è fugace: il tempo di andare a Vienna, dare un'occhiata al campo del Rapid, incassare cinque sberle e tornare a casa. I bianconeri invece vanno oggi a Praga forti di un gollettino conseguito al 'Benito Mussolini', lo scorso 23 giugno. E' estate, ma nella capitale della Boemia "formidabili uragani ciclonici" hanno trasformato il campo in un acquitrino. "I pompieri mobilitati d'urgenza hanno proceduto al prosciugamento del terreno", ma ci sono vaste zone in cui si sprofonda nell'acqua per ben quindici centimetri. Insomma - vuol suggerire il corrispondente de La Stampa - non è stata una partita di calcio. Immaginiamo che i pedatori calzassero stivaloni invece di scarpe bullonate. Ma si è giocato, eccome: e nonostante sia finita tre a zero per lo Slavia, "è difficile dire se la squadra migliore abbia vinto". Sarà. Quelli della Juve, peraltro, volevano andarsene dopo aver subito il secondo gol (marcato, come il primo, da Frantisek Junek: foto), che giudicavano irregolare. Li hanno convinti a restare, e hanno incassato il terzo. Su di loro, alla fine, piovono anche gli applausi del pubblico. Osannato, tra tutti, il portiere, Giampiero Combi, e non è difficile immaginare perché. Juventus eliminata, naturalmente.
Tabellino

1960
Emozioni nel Parco

Nel disinteresse mediatico, la fase conclusiva del primo campionato d'Europa per nazioni non distrae nemmeno la Francia ospitante. C'è il Tour, signori, cosa volete che sia questo championnat. Al Parco dei Principi, quindi, tribune semi-deserte per la semifinale tra i galletti e la Jugoslavia. I parigini che volevano andarci e poi hanno cambiato idea risparmiando quattrini se la ridono, visto com'è andata la partita. Certo, i Bleus non sono favoriti, anche perché la squadra che aveva fatto scintille in Svezia è sostanzialmente smembrata. Tre soli superstiti - Marcel, Wisnieski, Vincent - e soprattutto niente Fontaine (sempre malandato), niente Kopa. Tuttavia lo spettacolo c'è, eccome. Il giovane centravanti del Racing Club di Parigi (François Heutte: foto) sembra pronto per raccogliere l'eredità di 'Justo', e con una doppietta mette gli slavi nella disperata condizione di dover rimontare due gol (due a quattro) quando manca esattamente un quarto d'ora alla chiusura del Parco. I guardiani mostrano i mazzi di chiavi e i cani da guardia, gli slavi temono di restare in trappola e allora si mettono a correre come dannati. In tre minuti sono già ai cancelli d'uscita: tre gol, cinque a quattro, finale accaparrata. Toh, se la vedranno con l'Unione Sovietica. Il primo championnat è un affare interno all'universo socialista. Emozionante. Per fortuna c'è la  Grande Boucle.


1974
"O Divino"

V'era un tempo in cui dappertutto, nello sterminato Brasile, nascevano immisurabili talenti. Giocatori fantasiosi, dal morbido tocco. Non per tutti la gloria andò oltre i confini di quel continente; ma molti di essi, all'Europa ignoti o quasi, diventarono leggende nel loro club. Fu il caso di Ademir de Guia, figlio di Domingos, famosissimo zalgeiro della Seleçao alla Coppa Rimet del 1938. Ademir scrisse la storia del Palmeiras, negli anni in cui Pelé scriveva la storia del calcio. Era un numero dieci. Uno dei tanti? Sentiamo cosa diceva di lui Sócrates Brasileiro Sampaio. "O futebol nos ofereceu em sua trajetória um grande bailarino, Ademir da Guia, a colocação impecável, a fronte eternamente erguida, a calma irritante, o passe perfeito, a simplicidade dos gestos, o alcance dos passos, a lentidão veloz e o raciocínio implacável ficaram definitivamente em nossa memória. Ademir representou o vértice da serenidade e competência. Passeava pelos gramados como um cisne, encantando a todos. Infelizmente, esse arsenal de qualidades nunca foi usado pela seleção brasileira, que, através de seus representantes, não atendia o clamor popular pela sua convocação, sempre excluindo-o. A cada convocação, todos esperávamos ansiosos e nos perguntávamos se ele seria parte da lista. Injustiça!". E' vero, Ademir de Guia ha indossato la gloriosa casacca verde-oro solo in una dozzina di circostanze. Non c'era nel '66 e nel '70. C'era in Germania, nel '74, ma fece la riserva di Rivelino. Scese in campo - e fu la sua unica apparizione in una coppa del mondo - solo il 6 luglio, all'Olympiastadion di Monaco, per la partita più inutile di una coppa del mondo: la finale degli sconfitti in semifinale. Era destino.
Pentavalide


  • Vedi anche le partite del 6 luglio in Cineteca