12 ottobre


1902
Il derby dell'impero

In buona sostanza, il problema è questo. Fu o non fu una amichevole internazionale tra squadre nazionali? Sì, lo fu. No, non lo fu. Perché no? Perché Austria e Ungheria erano divise ma unite, più unite che divise, facevano parte dello stesso impero. Beh, una duplice monarchia, dicono gli storici. Sì, ma un unico imperatore, Francesco Giuseppe per la cronaca. E inoltre. Inoltre? Inoltre quelle che si sfidarono erano due rappresentative cittadine, rispettivamente di Vienna e di Budapest. Può darsi. Ma c'erano altre città ove mirabilie pedatorie fossero mostrate da altri giocatori? Non saprei. Quindi, i migliori giocatori del pallone austriaci erano quelli, e i migliori ungheresi quegli altri. Giusto? Giusto. Bene, tagliamo la testa al toro e decidiamo quello che hanno peraltro già deciso le federazioni della pelota d'Austria e d'Ungheria e da un bel po'. Fu il primo incontro ufficiale (per quanto amichevole) tra Austria e Ungheria, e dunque si trattò in assoluto del primo match tra rappresentative nazionali giocato nell'Europa continentale. Vogliamo aggiungere il risultato? Cinque a zero. Per chi? Non saprei, è passato troppo tempo. Vai a controllare. Ma chi è quello della foto? E' Ferenc Gillemot, famosissimo. Famosissimo? Credo di sì. Fu il primo allenatore della squadra magiara. That's all folks.
Tabellino


1902
Jan Studnicka

A lui sono legati i ricordi dell'inizio del football in Austria, di quegli anni felici prima della prima guerra, e del grande derby danubiano, secondo solo a quello rioplatense tra Argentina e Uruguay per il numero delle volte che è andato in scena. Con lui, anche a Vienna il gioco cominciò a scoprire fantasia e talento, dribbling, inventiva, discostandosi dal canone inglese basato su corsa, resistenza, fisicità. Il suo nome andrà naturalmente ricordato insieme a quelli di Hogan, Meisl, Sindelar. Ma fu lui ad aprire la porta di casa e a scendere in strada con un pallone tra i piedi. Segnò tre gol nella prima partita dell'Austria, naturalmente contro l'Ungheria, a Vienna, il 12 ottobre 1902. Lui, Johann 'Jan' Studnicka, compiva quel giorno il suo diciannovesimo anno di età.
Tabellino | Profilo di Studnicka
Tratto da Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera



1930
Attento Peppino, la celebrità nuoce

L'Ambrosiana arriva a Praga consapevole che sarà dura farla franca, dopo il due a due dell'andata. Il match è importante, vale un posto nella finale della Mitropa. Finisce con un risultato tennistico: sei a uno per i cechi. Cos'è successo? Andiamo a leggere il giornale. "E' mancata ieri a Praga quella 'verve' abituale all'undici milanese. Questo è stato il più grave 'handicap', che si è fatto maggiormente sentire nella linea degli attaccanti che, pur non giocando male, ha permesso agli avversari di seguire il loro gioco fatto di calcolo e di utili piazzamenti. Le discese dei nero azzurri non sono mancate, e alcune di esse anzi sono state improntate a sani concetti". Sani concetti, che significherà? Bah, semplicemente i nostri si sono addormentati spesso davanti alla porta. E Peppino? "Il 'balilla' ieri non è stato l'irresistibile attaccante di Budapest, né il brillante giocatore di Berna. Molti occhi erano rivolti a lui, ma purtroppo egli non ha saputo dare la solita tonalità alla linea degli avanti. Gli ha nuociuto forse il fatto di essere già qualcuno, e perciò troppo notato dal pubblico, in ogni paese è sempre cosi accuratamente sorvegliato e qualche volta punzecchiato che il ragazzo finisce col fare il giuoco dell'avversario". In sostanza: lo fischiano o lo menano? "Egli non è più il fanciullo di due o tre anni fa; è più pesante e perciò meno agile di un tempo, ma ha tecnica a dovizia, e astuzia, e quindi dovrebbe riuscire a padroneggiarsi anche in situazioni difficili come quella di ieri. La celebrità, questo è saputo, anche nel giuoco del calcio ha i suoi lati meno simpatici. Noi non dubitiamo che Meazza per i colori della sua squadra e per le immancabili fortune della nazionale, saprà riprendersi perfettamente. Questa breve parentesi non è inutile poiché è dalle sconfitte che bisogna trarre gli ammaestramenti" (La Stampa, 13 ottobre 1930). Ben detto! Una giornata storta può capitare a tutti, e a Peppino (che ha solo vent'anni!)  non ne capiteranno molte, d'ora in poi ...