31 ottobre


1970
Come un cinghiale abbattuto

Sembra il momento migliore della sua carriera. Luci e ombre del Mexico sono alle spalle, il campionato è ripreso, lui ha il tricolore cucito sul petto, il Cagliari domina e dà spettacolo. Domenica scorsa sbancava San Siro, e Rombo-di-tuono non era mai parso così spietato e devastante.
Ora la sosta, la chiamata in azzurro.
Si va al Prater, è sempre una trasferta insidiosa, specie se ci sono punti in palio. Catenaccio e contropiede, nella tipica interpretazione valcareggesca degli ultimi anni, e a un quarto d'ora dalla fine l'Italia conduce: due a uno. E' a quel punto che Riva riceve palla, quasi al limite dell'area, e mentre la controlla e si volta i bulloni spianati da un oscuro mediano viennese, Norbert Hof, schiantano la gamba del grande cannoniere.
Era già accaduto. Col senno di poi è facile dire che, dopo di allora, Riva non sarà più lo stesso. Fu tolto di mezzo nel suo momento migliore.
"Nato per battersi e per vincere, Gigi sa di dover pagare prezzi enormi sia in gara sia fuori dei campi di gioco. Davvero la sfortuna si abbatte su chi sa emergere sopra gli altri. Durante la partita non lo si è visto in modo straordinario, ma ha detto poderosamente la sua nelle azioni dei due gol ed ha creato complessi e paure incredibili nella retroguardia austriaca, che a volte gli si stringeva attorno tutta intera come una muta di cani intorno ad un cinghiale tra i cespugli" (Giovanni Arpino).
Abbattuto il cinghiale, cupo fu il silenzio che scese sul Praterstadion e sull'Italia, raccolta e sgomenta davanti alla tv.
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[Tratto da  Michele Ansani, Lenta può essere l'orbita della sfera]