9 ottobre

1971
Sandrino 'Garrincha' Mazzola

Quando, a meno di dieci minuti dalla fine, Mariolino Corso sta per entrare in campo (e si vede benissimo come ne abbia poca voglia), una parte del pubblico applaude entusiasta; ma poi si sgonfia subito perché, invece di sostituire Rivera, il mancino subentra a Mazzola. L'altra parte applaude quando Rivera azzecca la giocata e ogni volta che il cingolato Benetti entra in azione. Insomma siamo a San Siro, e liquidando la Svezia con un secco tre a zero (doppietta del guaritissimo Rombodituono: foto)  l'Italia è qualificata ai quarti di finale del campionato europeo. E' la nazionale detentrice, e punta alla conferma. Sandrino, dal canto suo, è stato scelto come erede di Domenghini. Ormai Valcareggi ha deciso: non vuole più alimentare polemiche, Rivera e Mazzola giocano e giocheranno sempre tutti e due, e Sandro sarà l'ala destra. Maglia numero sette. Lui farà di necessità virtù, ormai ha esperienza tale (il talento non si discute) da potersi adattare. Oltretutto, sapete come lo chiamano dalle sue parti? Ce lo dice lui stesso: "a Monza, nel mio quartiere, mi chiamano Garrincha". Ma noi continueremo a chiamarlo Sandrino o - come Brera - Mazzandro.
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1981
Il primo oriundo

Fu Julio Libonatti, nato a Rosario e figlio di italiani, il primo degli oriundi reclutati da Pozzo. Arrivò in Italia nel 1925, andando a comporre nel Torino, insieme a Baloncieri e Rossetti, il famoso 'trio delle meraviglie'. "Lui è un piccoletto dal fisico compatto, è veloce e fantasioso. La tecnica sopraffina lo porta a tirare con grande scioltezza anche di punta: indirizza il pallone dove vuole e dove il portiere avversario non può arrivare, neppure con l'immaginazione" (Sappino, Dizionario del calcio italiano). "Gran campione, favoloso mattoide" (Giampaolo Ormezzano). Don Julio, el potrillo, si spegne nella sua Rosario il 9 ottobre 1981.