30 aprile

1922
Franza e Spagna (e il Rompe Redes)

Le due nazioni confinanti si sfidano per la prima volta nel gioco del pallone. Sono i francesi ad ospitare i vicini, e scelgono Bordeaux, su di un campo dove di solito rotolano palle ovali. Chiaramente, non c'è partita. Tra gli spagnoli brillano varie famose stelle; i galletti sono meno che modesti pedatori. Finisce quattro a zero,  con doppiette di Paulino Alcántara (foto) e di Manuel López Llamosas "Travieso", il cattivissimo delantero basco che nella Selecciòn giocò solo questa partita. Il secondo gol di Alcántara restò leggendario: uno "shoot enormisimo que nadie fuera capaz de detener ... Ha sido una de los mejores goals que he visto en mi vida. El balón impelido por el gran 'shootador' ha atravesado la red" (J. Ugalde, Mundo Deportivo). Uno shoot che gli valse il soprannome: Rompe Redes.

1950
Ciclone magiaro

L'Aranycsapat non parteciperà ai mondiali brasiliani. Non disputa nemmeno le gare di qualificazione, la federazione non dispone di quattrini sufficienti per l'iscrizione; epopea e tragedia brasiliana, epopea e tragedia magiara quattro anni dopo. Purtroppo, a Rio gli ungheresi non andarono. Resta il dubbio, il pensiero di ciò che avrebbero potuto fare. Così, in quell'anno, giocarono solo partite amichevoli. La prima al Megyeri út di Budapest, contro la Cecoslovacchia. Sebes, poco per volta, dà forma al progetto. Hidegkuti, Puskás, Kocsis inamovibili. E' una festa di cinque gol, due di Biró, due di Kocsis. Non c'era, in Europa, una squadra più forte di quella.

1967
Il Golden orchestra la rimonta

"Nella parte iniziale della partita mi sono fatto male alla caviglia sinistra. Ho avuto una grande paura: ma guarda, mi sono detto, ho già la caviglia destra che mi fa soffrire terribilmente ed adesso mi faccio male anche all'altra. E' finita. Invece ho ricominciato a correre e dopo qualche minuto non ho sentito più niente. Cosi ho potuto giocare meglio di quanto sperassi". Anonimo è il campionato del Milan, nel quale brilla solo Giovannino Rivera. La Juventus invece si propone come unica alternativa all'Inter, che però la tiene a distanza di sicurezza. I bianconeri, per la trentesima giornata, sono a San Siro, mentre l'Inter vola a Cagliari. Sui giornali si polemizza per i premi partita promessi e per quelli non promessi (neanche mille lire per i cagliaritani, del resto - sottolinea la stampa torinese - "questo non capita, o perlomeno capita ben raramente agli avversari dell'Inter", indotti perciò a impegno non massinale). La Signora si avventa, giusti i dettami di Heriberto, e passa con Menichelli. Rabbiosa la reazione milanista, orchestrata dal pur menomato Golden. Incontenibile, sforna tre assist - due veramente magistrali -, detta la rimonta, e in definitiva offre lo scudetto all'Inter su un piatto d'argento. Così almeno sembra. Il mese di maggio ha tuttavia in serbo parecchie sorprese.
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1990
Il mediano dimenticato

Si spegne, a Firenze, Mario Pizziolo. Gran mediano della Fiorentina, giocatore amato da Monsù Poss, che dall'inizio del 1933 lo schierava regolarmente tra i titolari. E tra i titolari parte nel mondiale del '34. Ma la sfortuna per lui è sempre stata in agguato: si rompe nella prima delle due partite contro la Spagna. Proprio a Firenze, nel suo stadio. Stringe i denti, rimanendo in campo per 120 minuti, coi legamenti di un ginocchio tranciati. Un giornalista dubitò dell'infortunio, e lui lo sfidò a duello - ma Federazione e Fiorentina impedirono che il giudizio di Dio avesse luogo. Naturalmente, non tornò in squadra per semifinale e finale; il regime gli negò la medaglia di campione del mondo. Un'ingiustizia riparata solo mezzo secolo dopo. Vivrà e morirà solo, in assoluta povertà.
Profilo | Necrologio (Repubblica, 1 maggio 1990)


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