Il più grande e malmostoso attore del decennio abbandona il palcoscenico
La partita è di una specie nota, anche se non così frequente: decisiva ex ante, scontata ex post. Un derby antico, mai però d'élite. Stavolta, all'Olympisch Stadion di Amsterdam, tra Olanda e Belgio c'è in palio un posto al mondiale d'Argentina (era già capitata la stessa cosa per la rassegna del '74). Se gli Orange vincono, ci vanno loro, la matematica dice pure verità in questi casi. E' quel che accade, e nel modo più scontato. Un gollettino nei primi minuti, e poi possesso e controllo del match fino al novantesimo. Il grande Johan è l'incontrastato proprietario del gioco, e lo governa come gli pare e piace, lui è, in campo, l'unico a divertirsi e l'unico ad arrabbiarsi. Fischio finale. Applausi (lo stadio è stracolmo). Nessun annuncio ufficiale. Il 'profeta' è nervoso. Le cose a Barcellona non sono andate come aveva sperato, Michels ha già fatto le valige, la pressione è tanta. Di andare a giocare in Argentina non ha troppa voglia. Inutile rivangare sui motivi della scelta. Quella contro il Belgio resterà la sua ultima in maglia arancione. L'ultima di quarantotto (quasi tutte memorabili) partite. Il più grande e malmostoso attore del decennio abbandona il palcoscenico senza salutare il pubblico. Perché stupirsene, in fondo? Cruijff era fatto così.
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