Uno strano mercoledì
Si gioca, a Firenze, un'amichevole infrasettimanale tra la Viola e la Pistoiese. "Verso la fine del primo tempo la partita è stata temporaneamente sospesa perché pubblico, giocatori e allenatori se ne stavano col naso in aria ad assistere al passaggio di due presunti dischi volanti" (Corriere dello sport, 28 ottobre).
Contemporaneamente, a Casteggio, il Milan giocava una partitella senza schierare però alcuno dei suoi assi. Per ritorsione, il pubblico sequestrò tutti i palloni e l'amichevole venne sospesa all'inizio del secondo tempo (La Stampa, 28 ottobre).
1982
L'impresa mai immaginata
Zoff, il Vecio e la gloriosa compagnia che vinse in estate il Mundial si presentano all'Olimpico (semi-deserto, vai a sapere) per esporre all'adorazione dei fedeli il sacro bottino. Scende in campo la formazione-tipo - età media abbastanza avanzata, ma gli eroi (si sa e si crede) non invecchiano mai. C'è anche Arnaldo Coelho, l'arbitro del Bernabéu. Insomma, tutto è studiato nei minimi particolari. Accettano di fare una scampagnata a Roma per giocare a pallone con noi gli elvetici, che non ci battono da millenni, per la precisione dal 1954, quando avevano organizzato la Coppa dalla quale - assai gentilmente - si erano incaricati di estrometterci. Tieh! Eccola qui la coppa, almeno la potete vedere, se volete potete anche toccarla, tanto di alzarla non vi capiterà mai e poi mai e poi mai, never never never. Insomma, non è una cosa seria. La nazionale disputa la sua partita numero quattrocento. Ma la festa è finita, si torna sulla terra. Con grande orgoglio e soddisfazione, i rossocrociati riescono nell'impresa che mai avevano osato immaginare: vincere in Italia. Il giustiziere è Rudolf Elsener (foto), un centrocampista esterno, un'ala, gioca in qualche squadra di Zurigo. Non conta niente il risultato, d'accordo, non ci sono punti in palio. Ma il prestigio sì. Il solidissimo undici che Bearzot aveva pazientemente assemblato, portandolo a disputare due fantastiche coppe del mondo, inizia a mostrare larghe crepe.
Tabellino | Highlights
1999
La presa di Wembley
Da tre decenni la Fiorentina non calcava i prati della Coppa dei campioni. Ora è cambiata la formula, le è bastato un terzo posto in campionato nella stagione 1998-99, ha superato il turno preliminare, ma poi finisce in un girone di ferro, con Barça e Arsenal. Con qualche (poca) speranza ma a parità di punti in classifica i Viola raggiungono Wembley. Resistono con tenacia, finché, a un quarto d'ora dalla fine, Batistuta avvia un'azione ancora da dentro la propria metà del campo. Il pallone viaggia rapido, i giocatori si muovono chi di qua chi di là, sembrano uno sciame di vespe nervose che punta l'area dei Gunners. Il Re Leone resta defilato sulla destra, ma è per lui l'ultimo passaggio. Con la forza della disperazione, di sinistro si porta in avanti la sfera, quel tanto che basta per tenerla lontana da Winterburn e caricare il destro (foto). La posizione è angolata, ma potenza e precisione del tiro sono ancora negli occhi di tutti. Il pallone finisce all'incrocio dei pali, quello più lontano. Un capolavoro.