29 ottobre

1997
Gigi nel gelo di Mosca

Fischia il vento e infuria la bufera, al Dinamo Stadium. In condizioni estreme, Russia e Italia si contendono un posto al mondiale di Francia. Passa mezz'ora, e Pagliuca perde o quasi una rotula cozzando contro Kanchelskis, potente e prepotente ala destra della Fiorentina. Lo sostituisce così tra i pali il predestinato, il diciannovenne da tutti indicato come l'erede di Zoff, Jashin e Zamora e Banks e così via - mica si scherza. Il diciannovenne Gianluigi 'Gigi' Buffon, il portiere del Parma. In maniche lunghe ma senza calzamaglia, a cento gradi sottozero (cos'avrà pensato la mamma, guardandolo in tv?). Come si sa, lui è ancora lì, è ancora il numero uno della nazionale italiana, pressoché insostituibile e ancora senza autentici eredi, nonostante di anni ne siano passati venti, poco meno di metà della sua vita. A Mosca prende anche il primo gol, e chi glielo segna? Un suo amico e compagno di squadra, anche lui giovincello anzichenò: Fabio Cannavaro. Un bell'autogol grazie al quale Russia e Italia pareggiano, sicché tutto si deciderà nel match di ritorno, a Napoli. Dove Gigi non giocherà; il futuro per lui è ancora tutto da gustare e sarà pieno di luci, ma anche di ombre.
Cineteca 



2003
La prima 'ala tornante'

"Se n'è andato Ginetto Armano, un vecchio campione di pura scuola Vecchio Piemonte, figlio della nobile, forte e assai gloriosa genia sportiva mandrogna. Fu la prima ala tattica del football italico, vinse due scudetti con l'Inter negli anni Cinquanta e si consacrò in un finale di carriera romantico (verrebbe da dire bello e dannato) con il Torino" (La Repubblica, 30 ottobre 2003). Cresciuto nel vivaio dell'Alessandria (foto), "l'8 dicembre 1946, proprio contro l'Inter, fece un figurone e impressionò la dirigenza del club milanese. Due stagioni più tardi Masseroni, presidente interista dell'epoca, lo portò a Milano e qui Armano si impose come ala destra. Diversi critici sono concordi nel ritenere Armano il primo prototipo di tornante, figura calcistica in voga fino a pochi anni fa, evolutasi oggi nel ruolo dell'esterno". Nell'Inter compose "un attacco che vantava Lorenzi, Amadei, Campatelli e Nyers e resse il peso della sfida e della concorrenza" (Gazzetta dello Sport, 30 ottobre 2003). Quattrocento partite e più di cento gol in serie A, nessuna presenza in nazionale; singolare, per uno la cui carriera si sviluppò negli anni dopo Superga.