Gigi nel gelo di Mosca
Fischia il vento e infuria la bufera, al Dinamo Stadium. In condizioni estreme, Russia e Italia si contendono un posto al mondiale di Francia. Passa mezz'ora, e Pagliuca perde o quasi una rotula cozzando contro Kanchelskis, potente e prepotente ala destra della Fiorentina. Lo sostituisce così tra i pali il predestinato, il diciannovenne da tutti indicato come l'erede di Zoff, Jashin e Zamora e Banks e così via - mica si scherza. Il diciannovenne Gianluigi 'Gigi' Buffon, il portiere del Parma. In maniche lunghe ma senza calzamaglia, a cento gradi sottozero (cos'avrà pensato la mamma, guardandolo in tv?). Come si sa, lui è ancora lì, è ancora il numero uno della nazionale italiana, pressoché insostituibile e ancora senza autentici eredi, nonostante di anni ne siano passati venti, poco meno di metà della sua vita. A Mosca prende anche il primo gol, e chi glielo segna? Un suo amico e compagno di squadra, anche lui giovincello anzichenò: Fabio Cannavaro. Un bell'autogol grazie al quale Russia e Italia pareggiano, sicché tutto si deciderà nel match di ritorno, a Napoli. Dove Gigi non giocherà; il futuro per lui è ancora tutto da gustare e sarà pieno di luci, ma anche di ombre.
Cineteca
La prima 'ala tornante'
"Se n'è andato Ginetto Armano, un vecchio campione di pura scuola Vecchio Piemonte, figlio della nobile, forte e assai gloriosa genia sportiva mandrogna. Fu la prima ala tattica del football italico, vinse due scudetti con l'Inter negli anni Cinquanta e si consacrò in un finale di carriera romantico (verrebbe da dire bello e dannato) con il Torino" (La Repubblica, 30 ottobre 2003). Cresciuto nel vivaio dell'Alessandria (foto), "l'8 dicembre 1946, proprio contro l'Inter, fece un figurone e impressionò la dirigenza del club milanese. Due stagioni più tardi Masseroni, presidente interista dell'epoca, lo portò a Milano e qui Armano si impose come ala destra. Diversi critici sono concordi nel ritenere Armano il primo prototipo di tornante, figura calcistica in voga fino a pochi anni fa, evolutasi oggi nel ruolo dell'esterno". Nell'Inter compose "un attacco che vantava Lorenzi, Amadei, Campatelli e Nyers e resse il peso della sfida e della concorrenza" (Gazzetta dello Sport, 30 ottobre 2003). Quattrocento partite e più di cento gol in serie A, nessuna presenza in nazionale; singolare, per uno la cui carriera si sviluppò negli anni dopo Superga.